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06/02/2020

Fake news alimentari: ci crede il 48% dei consumatori italiani

 

I cibi “senza” o “con aggiunta di” tendono a essere preferiti e considerati più salutari (indipendentemente dalle effettive proprietà nutrizionali) da chi è maggiormente soggetto al potere persuasivo delle fake news.

 

Troppe bufale a tavola! Sono quasi la metà (48%) gli italiani che dichiarano di aver creduto almeno una volta nell’ultimo anno a una notizia letta su Internet relativa al mondo agroalimentare che poi si è rivelata essere una fake news. Non solo: tra questi, un terzo (37%) ha anche condiviso la notizia falsa sui social, contribuendo così all’inarrestabile diffusione delle bufale alimentari.

Lo rivela un’indagine condotta dal Centro di ricerca dell’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore, campus di Cremona “Engage Minds Hub”, nell’ambito del progetto CRAFT. Dalla ricerca, condotta dalla professoressa Guendalina Graffigna, direttore del Centro di ricerca Engage Minds Hub, è emerso che le fake news non risparmiano nessuna classe sociale e in media sono le persone con almeno un diploma e una fascia economica media a essere più spesso vittime delle fake news alimentari. Inoltre è interessante notare che chi crede maggiormente alle fake news alimentari risulta anche più lontano e scettico nei confronti della ricerca scientifica.

Le fake news e i consumi alimentari

Le abitudini di consumo alimentare non sono le stesse tra chi crede alle fake news e il totale campione dei rispondenti alla ricerca: dai dati emerge che coloro che tendono a credere nelle fake news sono più propensi a consumare cibi etichettati con le diciture “a Km 0”, “senza …”, “con l’aggiunta di…”, “sostenibili” e “vegetariani/vegani”.

«La diffusione delle fake news alimentari ha un impatto importante non solo sulle tasche degli italiani ma anche sulla loro salute» sostiene la professoressa Graffigna. «I consumatori che sono più spesso preda delle fake news, infatti, tendono a fare acquisti alimentari diversi rispetto agli altri e risultano maggiormente preda delle mode. In particolare i cibi “senza” o “con aggiunta di” tendono a essere preferiti e considerati più salutari (indipendentemente dalle effettive proprietà nutrizionali) da chi è maggiormente soggetto al potere persuasivo delle fake news».

Ecco gli identikit delle tre categorie che – indipendentemente dal livello di istruzione – diventano maggiormente preda delle bufale sul cibo:

– I distratti

 Rappresentano il 42% di quanti abboccano alle fake news: sono poco attenti alle loro scelte alimentari, hanno uno stile di vita poco sano ma sembrano non problematizzarlo. Sono aperti alle nuove mode alimentari, ma più per esperimento che per desiderio di innovazione. Non hanno un regime alimentare coerente e razionale.

– I disorientati  

Sono il 33%: molto proattivi nella ricerca di informazioni in campo alimentare, si dichiarano preoccupati per la loro salute, ma spesso si lasciano influenzare dall’opinione altrui, soprattutto di amici e parenti. Sono aperti alle novità del mercato alimentare, ma non sono soddisfatti del loro regime alimentare e del loro stile di vita e dichiarano di essere fortemente intenzionati a cambiarlo nei prossimi sei mesi.

– I narcisi

 Costituiscono il 25% di coloro che credono alle fake news. Ricercano abbastanza spesso informazioni sull’alimentazione per mantenere uno stile di vita sano. Sono individui soddisfatti del loro stile alimentare e generalmente più tradizionali nelle loro scelte di consumo. Talvolta sono ‘integralisti’ nelle loro scelte alimentari, spesso basate su argomentazioni valoriali e politiche.