Comunicati

01/06/2016

Falso sostenere che le aziende “sapevano”… quell’invasione di olio di palma che non c’è (consumi per usi alimentari stabili da 10 anni)

 

L’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile interviene, per fare chiarezza e informare correttamente i consumatori, nel dibattito nato intorno al palma dopo il parere dell’EFSA e ribadisce: “I prodotti delle aziende che usano olio di palma sono a norma e sicuri”

 

Su alcuni media si parla di “invasione” dell’olio di palma in Italia e qualcuno ha scritto che negli ultimi anni la quantità di olio di palma utilizzata nei prodotti alimentari sarebbe quadruplicata. L’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, avendo riscontrato la presenza d’informazioni non corrette, precisa che:

  • Non è vero che assistiamo a un’invasione di olio di palma e che negli ultimi anni se ne consuma (attraverso gli alimenti) 4 volte di più.

Se è vero che i volumi complessivi di olio di palma importato in Italia sono effettivamente aumentati in questo arco di tempo, bisogna precisare che le quantità utilizzate dall’industria alimentare in realtà hanno registrato una crescita media inferiore al 2% l’anno. Nel 2005 l’olio di palma importato nel nostro Paese e destinato a uso alimentare ammontava a circa 325.000 tonnellate, che oggi sono diventate circa 386.000 (dati ISTAT). Senza considerare che una quota importante di questa materia prima, pari a circa il 25-30% del totale, riprende la strada dell’estero visto che i prodotti in cui viene utilizzata sono uno dei vanti del made in Italy esportati in tutto il mondo.

L’olio di palma importato per essere utilizzato nei cibi non pesa neppure la metà del totale, visto che l’altra metà (circa) è costituito da olio di girasole, soia, arachidi, colza e cocco.

A crescere evidentemente è la quota d’olio di palma importato per altri usi, non alimentari: dal biodiesel, all’energia, alla cosmetica etc… Basta vedere che in Europa, sempre dal 2011 al 2015, l’olio di palma a uso industriale, diverso dall’alimentare, è cresciuto di quasi il +40%, passando da 2.310 a 3.100 milioni di tonnellate.

 

  • Non è vero che “le aziende sapevano” già dal 2009 che la presenza di questi contaminanti era pericolosa per la salute dei consumatori.

Al contrario in questi ultimi 10 anni le aziende avevano ricevuto rassicurazioni sull’assenza di effetti tossici dell’olio di palma, da parte della comunità scientifica e delle autorità sanitarie.

I risultati di una precedente analisi pubblicata dall’EFSA nel 2013, valutando l’esposizione al 3-MCDP da parte dei cittadini europei, aveva fornito un quadro che non dava motivo di allarme.

I livelli riscontrati nel nostro Paese (diversamente da molte altre nazioni europee) erano ampiamente al di sotto del limite allora considerato sicuro (2 microgrammi per chilo di peso corporeo per giorno) e comunque coerenti con l’attuale limite suggerito dall’EFSA all’Unione Europea (0,8 microgrammi per chilo di peso corporeo per giorno).

Anche una meta analisi del 2014 dell’Istituto Mario Negri- che ha analizzato 51 studi  e ricerche scientifiche dedicati all’olio di palma – aveva concluso che non esistevano “evidenze probanti” di un rischio tumorale associato all’olio di palma.

Riguardo la correlazione con il cancro, l’Istituto Superiore di Sanità afferma che: “attualmente non risultano disponibili studi prospettici specificamente disegnati a definire la possibile associazione tra consumo di olio di palma e insorgenza di cancro nell’uomo”[i].

Nonostante ciò in questi anni le aziende hanno agito su base volontaria e in assenza d’imposizione di legge per ridurre l’impatto di questi contaminanti. E continueranno a farlo.

Lo stesso studio dell’EFSA riconosce gli sforzi fatti dall’industria, a livello volontario, che si è tradotto in un deciso miglioramento dei processi di raffinazione con conseguente significativo abbattimento delle sostanze potenzialmente nocive.

L’analisi dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare in particolare riscontra, tra il 2010 e il 2015, una riduzione significativa del contaminante 3MCPD e un dimezzamento del contaminante GE (ma è previsto, sempre su base volontaria, un’ulteriore riduzione arrivando a 1 millesimo di microgrammo per chilo in tutti e tipi di oli raffinati e grassi entro settembre 2017).

 

  • I prodotti che contengono olio di palma non vanno considerati pericolosi per la salute del consumatore.

L’EFSA non ha mai dichiarato che l’olio di palma in sé sia cancerogeno o tossico, bensì che in alcuni procedimenti di lavorazione o raffinazione in cui si arriva ad alte temperature (oltre 200 °C) negli oli vegetali raffinati (e quindi non solo in quello di palma) si possono sviluppare dei contaminanti di processo – GE, 2 e 3 MCPD – che, possono essere nocivi per la salute.

L’eventuale presenza di contaminanti da glicerolo negli oli vegetali raffinati dipende da come l’olio è stato lavorato, non dal fatto che si tratti di olio di palma o di olio di semi o altro tipo di olio. L’olio di palma può infatti presentare contaminanti da glicerolo in quantità prossime a quelle – minime – che si riscontrano in altri oli vegetali raffinati.

A conferma di questo, un recentissimo test di mercato, effettuato da un ente indipendente tedesco evidenzia che, su 21 creme spalmabili alla nocciola, una prodotta con olio di girasole conteneva contaminanti in quantità molto superiore a quelle realizzate con olio di palma.

I prodotti in commercio contenenti olio di palma sono da ritenersi a norma e sicuri per il consumatore. Nessuna autorità sanitaria nazionale o internazionale, ha ritenuto necessario adottare interventi.

Anche dalla prima riunione del “Governmental Expert Group on Contaminants” della UE, tenutasi a Bruxelles il 13/5, non sono emerse adozioni di misure d’emergenza.

 

[i] Parere dell’Istituto Superiore di Sanità sulle conseguenze per la salute dell’utilizzo dell’olio di palma come ingrediente alimentare http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2465