Interviste, News

22/07/2016

L’olio di palma fa male alla salute?

La nuova intervista al dott. Giorgio Donegani dopo il rapporto EFSA

 

Di recente, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha pubblicato un rapporto relativo alla possibile presenza di alcune sostanze contaminanti, conosciute con le sigle 3-MCPD, 2-MCPD e GE che possono essere presenti in molti alimenti. L’argomento ha riacceso l’interesse circa il rapporto tra questo ingrediente e gli effetti sulla salute. Oggi, media e consumatori a gran voce chiedono: “l’olio di palma, fa male alla salute?
Giorgio Donegani, Dottore in Scienze delle Preparazioni Alimentari e Divulgatore Scientifico ha provato a spiegare cosa dice l’EFSA, cosa il mondo scientifico e ha voluto chiarire, una volta per tutte, i dubbi che ruotano intorno a questo ingrediente.

 

Recentemente i media hanno dato molto spazio al rapporto EFSA, adottando toni decisamente forti nei confronti dell’olio di palma, accusato di essere cancerogeno, genotossico e assolutamente da evitare. Lei cosa ne pensa e, soprattutto, questo rapporto cambia qualcosa rispetto a ciò che già si conosceva sulla relazione tra olio di palma e salute?

Per prima cosa distinguerei quello che è il contenuto oggettivo del rapporto EFSA da quello che invece è stato presentato al pubblico.
Sul piano oggettivo, il rapporto di EFSA costituisce senza dubbio un contributo importante, perché aggiorna una serie di conoscenze rispetto ad alcuni contaminanti. Dalle nuove informazioni si possono e si devono ricavare indicazioni e stimoli preziosi per il progressivo miglioramento dei prodotti destinati al consumo.
Detto questo, non posso che rimanere amareggiato dal modo in cui un contributo di carattere scientifico – e destinato quindi agli addetti ai lavori – sia stato da molti strumentalizzato per una comunicazione diretta ai consumatori volta a stimolare reazioni emotive sulla base di toni esasperati e allarmistici. Il parere infatti era destinato alla Commissione Europea alla quale spetta il compito di valutarlo con attenzione ed eventualmente di fornire alle aziende indicazioni e orientamenti precisi.

Cioè, lei sta dicendo che titoli come “l’olio di palma è tossico e cancerogeno”, piuttosto che altri ancora più forti non sono giustificati?

Non solo non sono giustificati, ma addirittura fuorvianti: questi articoli possono contribuire a rendere più difficile adottare comportamenti alimentari e stili di vita sani in quanto privi di sostanza. Mi spiego: personalmente mi ha molto colpito che all’indomani del rapporto di EFSA, io stesso abbia ricevuto sollecitazioni per rivedere quanto da me dichiarato in una precedente intervista rilasciata per il sito dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile. Non mi si chiedeva un giudizio personale, ma semplicemente di “correggere” il mio precedente scritto e a chiedermelo è stato chi si era basato solo sui titoli allarmistici letti. Da parte mia, mi sono preso tutto il tempo necessario per leggere con attenzione le oltre 150 pagine del rapporto, per approfondirne il contenuto con indagini personali e farmi un’opinione precisa, anche sulla base della mia formazione scientifica di laureato in scienze delle preparazioni alimentari che da trent’anni si occupa si sicurezza, di educazione alimentare e di difesa del consumatore.

In seguito a questo lavoro, a quali conclusioni è giunto? Avremmo una serie di interrogativi che vorremmo ci aiutasse a sciogliere… Il primo è il più semplice: l’olio di palma fa male?

No, ancora una volta, dopo aver studiato il rapporto EFSA, non posso che riprendere quello che dissi nella precedente intervista ovvero che l’olio di palma in quanto tale non contiene sostanze tossiche. Peraltro, l’oggetto dell’indagine e del successivo rapporto EFSA non è stato l’olio di palma in sé, ma la possibile tossicità di alcuni contaminanti che si possono formare in tutte le sostanze grasse in seguito a trattamenti cui vengono sottoposte. Nello specifico, 3-MCPD, 2-MCPD e GE, i tre contaminanti studiati, si possono formare nelle fasi che avvengono ad alte temperature durante la raffinazione di oli e grassi (per l’olio di palma è particolarmente delicata la fase di deodorizzazione). Posto allora che non è l’olio di palma in sé, così come nessun altro degli oli considerati, ad essere nocivo, ciò che bisogna evitare è che durante la lavorazione si formino queste sostanze: è la loro presenza eccessiva a costituire un possibile rischio per il consumatore.

Ma c’è la possibilità reale di ridurre la presenza di queste sostanze nell’olio di palma?

Certo che c’è. Per l’industria alimentare, EFSA costituisce da sempre un riferimento importante proprio per definire gli obiettivi di progresso che le aziende si devono impegnare a raggiungere, secondo le sempre nuove acquisizioni scientifiche. Non fa notizia e non è stato evidenziato dalla stampa, ma nel suo rapporto EFSA stessa sottolinea come negli ultimi 5 anni la presenza del contaminante GE nell’olio di palma si sia addirittura dimezzata, grazie a una serie di studi e azioni messe in atto volontariamente dalle aziende produttrici. E la ricerca in questo senso prosegue costantemente: è significativo che FEDIOL, l’associazione che rappresenta i produttori europei di oli vegetali, abbia deciso di proseguire e intensificare gli sforzi per la riduzione dei contaminanti, dandosi come obiettivo quello di arrivare a ridurre entro settembre 2017 la presenza di GE a 1 millesimo di microgrammo per chilo in tutti i tipi di oli e grassi raffinati.