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29/03/2019

L’OLIO DI PALMA NON E’ CANCEROGENO: A CONFERMARLO E’ LA LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI (LILT)

 

 

Quante volte abbiamo sentito parlare della cancerogenità o dei benefici miracolosi di alcuni alimenti?

Quest’anno la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) dedica la sua campagna per la prevenzione del rischio oncologico a contrastare la disinformazione ponendo l’attenzione sul tema delle fake news relativamente ad alimentazione e prevenzione oncologica. Il messaggio scelto per questa campagna di sensibilizzazione è “Metti a tacere le bufale con la vera prevenzione”

 Ogni giorno leggiamo, ad esempio, che il vino rosso, il succo di limone o il peperoncino sono degli antitumorali, o, al contrario, che il caffè, la carne rossa e l’olio di palma siano cancerogeni. In realtà, il 90% di queste nozioni non è supportato da adeguate evidenze scientifiche.

È in questo scenario che nasce l’iniziativa della LILT per fare chiarezza dando risposte concrete ai quesiti dei cittadini tramite un puntuale e utile opuscolo, redatto da autorevoli esperti. La campagna si inserisce nella Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica, promossa ogni anno nel mese di marzo con l’obiettivo di educare la popolazione alla lotta attiva contro il cancro

Un caso emblematico di fake news da smascherare, anche secondo la LILT, è quella sul legame tra l’olio di palma e rischio di insorgenza della malattia.

Come si legge nell’opuscolo “Sono anni ormai che la pubblicità ci ha abituato a vendere prodotti “senza olio di palma”, concetto ribadito in bella vista anche sulle stesse confezioni dei prodotti. Tutto questo è la risultante di una dinamica mediatica innescata da uno studio pubblicato dall’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare”.

In realtà, come spiegato anche dall’EFSA, i rischi per la salute umana sono derivanti da alcune sostanze (2-MCPD, 3-MCPD e glicidil esteri degli acidi grassi) che possono formarsi durante la lavorazione di tutti i grassi e oli vegetali, quando trattati a temperature molto elevate. Le stesse sostanze infatti possono ritrovarsi anche negli oli di mais, arachidi, colza e girasole.

“La notizia – commentano gli esperti della LILT – è esplosa come una bomba generando una serie di news a pioggia, che in molti casi hanno avuto le sembianze di vere e proprie bufale, volte più a generare facile allarmismo che a informare correttamente i consumatori. L’effetto mediatico è stato così dirompente da condizionare in molti casi il settore marketing delle aziende, che sono corse ai ripari per contenere possibili effetti negativi sulle vendite.” 

Cosa dice la scienza ?

Come spiega l’opuscolo della LILT, quotidianamente siamo esposti a sostanze potenzialmente cancerogene che si trovano in natura o anche nei cibi che ingeriamo, ma è importante considerare che quello che fa la differenza sono sempre le quantità ed agli stili di vita.

Infatti, anche in questo caso come per altri contaminanti dei quali si parla poco, da un lato le Autorità comunitarie competenti fissano limiti di sicurezza per tutti gli oli e grassi alimentari ed i prodotti sono sottoposti a rigidi controlli ufficiali, dall’altro le industrie alimentari adottano processi produttivi idonei ad assicurare un elevato livello di sicurezza per i consumatori.

Purtroppo, molte spesso si preferisce giocare sulle paure dei consumatori creando inutili allarmismi, piuttosto che dare informazioni scientifiche. In questa direzione, invece, va l’impegno della LILT, impegnata a sfatare questa e numerose altre bufale alimentari.