UN PRODOTTO DI ORIGINE NATURALE

L’olio del frutto di palma è un prodotto di origine naturale, estratto per spremitura dalla polpa dei frutti della palma da olio.  Il frutto ha le dimensioni di una piccola prugna e si presenta in caschi che possono pesare tra i 20 e i 30 kg. Ogni frutto della palma contiene circa il 30-35% di olio. Da una palma da olio si ricavano mediamente circa 40 kg di olio l’anno.

I frutti della palma vengono sterilizzati tramite vapore, denocciolati, pressati e filtrati, senza uso di solventi. Con questa spremitura, si ottiene l’olio di palma grezzo, di colore rosso scuro dovuto all’elevata quantità di carotenoidi (600-700 mg/L). L’olio di palma grezzo passa poi attraverso un processo di lavorazione e purificazione che elimina sostanze quali tannini, flavonoidi, terpeni, migliorando le caratteristiche organolettiche del prodotto ed incrementandone la stabilità. L’olio di palma può essere sottoposto ad ulteriori procedimenti di trasformazione a seconda del campo di applicazione. Tra questi di particolare interesse è il frazionamento con cristallizzazione che consente di separare la frazione liquida (oleina) da quella solida (stearina).

olio vegetale di palma

In Asia, Africa e America Latina l’olio di palma viene usato come comune olio da cucina, mentre nei paesi occidentali si utilizza a livello industriale in molti prodotti alimentari e in diversi altri prodotti di largo consumo.

Il suo impiego ha permesso all’industria alimentare di sostituire i grassi vegetali idrogenati ed evitare quindi la formazione dei pericolosi acidi grassi trans.

L’industria alimentare lo sceglie anche per le sue caratteristiche tecnologiche ed organolettiche:

  • la capacità di conferire ai prodotti la necessaria croccantezza o cremosità;
  • il suo avere sapore e fragranza neutri che non influenzano le caratteristiche degli altri ingredienti;
  • la sua resistenza a temperature elevate e all’ossidazione che lo rende più adatto di altri oli e grassi ad essere utilizzato per cotture ad alta temperatura;
  • la sua elevata stabilità che garantisce una maggiore conservabilità degli alimenti, consentendo quindi anche di ridurre gli sprechi.

Oggi quello di palma è l’olio vegetale più prodotto al mondo (35% del totale), seguono quelli di soia (circa 26%), colza (circa 15%), girasole (9%) e oliva che rappresenta solo l’1% del mercato degli oli vegetali (FAOSTAT – 2021).

Una leadership destinata a rafforzarsi ulteriormente, dal momento che si stima che la domanda e la produzione di olio di palma potrebbero crescere del 40% da qui al 2050 (Fonte: How much palm oil do we need? R.H.V. Corley, 2008). La popolazione mondiale supererà i 9 miliardi di persone con un conseguente aumento della domanda mondiale di cibo (+70% secondo la FAO). Se pensiamo che in un’alimentazione equilibrata i grassi dovrebbero fornire intorno al 30% delle calorie totali quotidiane, e che le raccomandazioni nutrizionali sono quelle di preferire grassi vegetali rispetto a quelli animali, è prevedibile che la domanda mondiale di oli vegetali – e quindi anche quella di olio di palma – sia destinata a crescere. Stime recenti indicano che potrebbe arrivare a sfiorare i 310 milioni di tonnellate.

Attualmente Indonesia e Malesia sono i principali coltivatori di palma da olio e rappresentano circa l’85% della produzione mondiale. Seguono la Colombia, la Tailandia e la Nigeria  I principali importatori di olio di palma sono l’India, la Cina e l’Unione Europea.

In Italia nel 2019 sono state importate più di 1 milione e 400mila tonnellate di olio di palma (+11% rispetto al 2018) di cui il 78% è destinato ad usi tecnici, il 15% impiegato nell’industria alimentare e il restante 7% nella cosmetica e detergenza. (Fonte: Report UIOPS 2020).

 

Per saperne di più:

The Palm Oil Story  – European Palm Oil Alliance

Environmental, Economic, and Social Consequences of the Oil Palm Boom  Matin QaimKibrom T. SibhatuHermanto SiregarIngo Grass Annual Review of Resource Economics 2020 12:1321-344

The viability and desirability of replacing palm oil Parsons, S., Raikova, S. & Chuck, C.J. Nat Sustain 3, 412–418 (2020). https://doi.org/10.1038/s41893-020-0487-8.