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01/03/2019

REVISIONE DEI CRITERI MINIMI AMBIENTALI PER LA RISTORAZIONE COLLETTIVA: UN’OCCASIONE UNICA PER SPINGERE IL MERCATO NAZIONALE A UTILIZZARE ESCLUSIVAMENTE OLIO DI PALMA SOSTENIBILE

 

 

In linea con le indicazioni politiche e tecniche emerse a livello comunitario, ben sintetizzate nell’articolo “Palm oli and Public Procurements”, pubblicato sul sito della Commissione Europea, in cui si espone il quadro normativo e l’orientamento della Commissione e del Parlamento Europeo in materia di forniture pubbliche e olio di palma, la DG Environment propone di introdurre requisiti minimi per le forniture di olio di palma sostenibile e di prodotti contenenti tale ingrediente nelle nuove Linee guida per gli appalti pubblici verdi dell’UE (GPP UE) per la ristorazione collettiva e la fornitura di alimenti.

 

La spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi (esclusi servizi pubblici e difesa) costituisce almeno il 14% del prodotto interno lordo UE (PIL), pertanto, gli appalti pubblici possono esercitare una leva significativa per influenzare positivamente il mercato. Scegliendo di acquistare prodotti più sostenibili, le autorità pubbliche non solo possono dare un contributo importante alla riduzione dell’impatto ambientale derivante dalle loro attività ma possono anche fornire all’industria incentivi reali per lo sviluppo di filiere e tecnologie sempre più responsabili. Questo effetto può essere particolarmente significativo nei settori che rappresentano una quota elevata di acquisti pubblici, come i servizi di ristorazione e la fornitura di alimenti, anche in considerazione del fatto che il settore alimentare è quello che, dopo l’energia ed i trasporti, impatta maggiormente sulle emissioni di gas ad effetto serra.

 

L’olio di palma oggi è la più importante fonte di olio vegetale al mondo. Le sue alte rese per ettaro lo rendono altamente competitivo e la sua produzione rappresenta per i paesi produttori una rilevante fonte di reddito per milioni di persone. La sua produzione in rapida espansione, se non gestita in modo sostenibile, può avere impatti negativi dal punto di vista ambientale e sociale e per questo sono da tempo in atto lungo tutta la filiera radicali interventi per assicurare una gestione responsabile.

 

Le ultime proposte di revisione delle linee guida per gli appalti verdi della Commissione Europea prevedono, tra l’altro, che almeno una quota degli acquisti di oli vegetali (olio di palma e di soia) e prodotti alimentari contenenti tali oli dovrà soddisfare criteri di sostenibilità garantiti da un valido sistema di certificazione.

 

Le Linee Guida della CE non sono vincolanti, ma possono essere adottate dai singoli Stati Membri, quindi anche l’Italia potrebbe fare la sua parte, recependo tali indicazioni nella normativa nazionale.

 

In Italia la materia è regolata dal Decreto Ministeriale del 25 luglio 2011 sugli acquisti verdi, ed in particolare dall’Allegato 1, che fissa i “Criteri Ambientali Minimi per il Servizio di Ristorazione Collettiva e la Fornitura di Derrate Alimentari, anch’esso attualmente in fase di revisione.

 

L’introduzione di criteri che spingano il mercato a privilegiare l’utilizzo esclusivo di olio di palma sostenibile certificato darebbe all’intero sistema produttivo un importante stimolo e aiuterebbe il nostro sistema, in ritardo rispetto agli altri paesi comunitari (si veda in proposito il recente rapporto ESPO “Choosing Sustainable Palm Oil – Progress report on the import and use of sustainable palm oil in Europe), a recuperare il gap che ci separa dal raggiungimento del 100% di olio di palma sostenibile entro il 2020. Obiettivo, lo ricordiamo, già condiviso dal Governo italiano con la firma della Dichiarazione di Amsterdam nel 2017.

 

I nuovi CAM costituiranno il riferimento principale per le stazioni appaltanti per l’affidamento dei servizi di ristorazione collettiva (mense, università, uffici, ospedali, ecc) per i prossimi anni, sapremo cogliere questa occasione per orientare il mercato italiano verso l’impiego esclusivo di olio di palma sostenibile?