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02/03/2020

Ultraecologismo: quando la visione green si trasforma in danno ambientale, sociale ed economico

 

Il caso emblematico del boicottaggio dell’olio di palma

Aumenta in tutto il mondo la consapevolezza dell’urgenza di proteggere il pianeta e adottare soluzioni sostenibili per contrastare il cambiamento climatico. Si tratta della sfida più importante dei nostri tempi, a cui una parte crescente della popolazione mondiale cerca di rispondere mettendo in atto comportamenti tesi a diminuire l’impatto ecologico.

Non sempre però il cosiddetto “ultraecologismo” – non supportato da solide basi scientifiche – fa bene all’ambiente, anzi, ci sono molti casi in cui questo diventa addirittura controproducente e, anziché risolvere il problema lo aggrava, arrecando gravi danni non solo ambientali, ma anche economici e sociali.

Il boicottaggio dell’olio di palma rappresenta un caso emblematico di questo fenomeno.

Dalla palma da olio si ricava circa il 41% di tutto l’olio vegetale prodotto al mondo utilizzando solo il 10% dei terreni complessivamente destinati alle colture oleaginose.

La palma da olio, infatti, ha una produttività superiore a quella di tutti gli altri oli vegetali (ad es. girasole, soia e olio di colza). Un ettaro di palma da olio può produrre 3,8 tonnellate di olio all’anno, contro lo 0,8 della colza e del girasole, e lo 0,5 della soia (leggi qui) Non solo, le palme da olio richiedono anche meno input di produzione per unità rispetto ad altre colture oleaginose.

Sostituire la palma da olio con altre colture oleaginose comporterebbe quindi impatti ambientali molto più elevati, come dimostra questo studio dell’IUCN.

Va inoltre considerato che un’altra delle caratteristiche della palma da olio è la sua capacità di crescere bene e proficuamente in terreni dove la maggior parte delle altre colture non sopravvivono.

La palma da olio rappresenta un fattore chiave di sviluppo, assicurando lavoro e sussistenza economica a milioni di persone che hanno visto migliorare le loro condizioni di vita e le loro prospettive (per approfondire leggi qui), non solo nel Sud Est Asiatico ma anche in Africa e Centro America. Sull’importanza degli aspetti etici ed economici legati alla produzione di olio di palma è stato pubblicato un interessante articolo The Moral Minefield of Ethical Oil Palm and Sustainable Development, di Eric Meijaard e Douglas Sheil che invita a riflettere su un punto importante: la vera sfida è quella di ridurre l’impatto delle attività umane sull’ambiente cercando di raggiungere il perfetto equilibrio tra natura ed essere umano.

 Secondo gli autori, il boicottaggio contro l’olio di palma da parte dei consumatori e dei paesi produttori rappresenta una legittima espressione di preoccupazione, ma punisce senza le doverose distinzioni “innocenti” e “colpevoli”. Boicottare l’olio di palma anziché richiedere l’implementazione ed il rispetto di standard più elevati non è una soluzione.

 La via della sostenibilità, della certificazione e del miglioramento della produttività delle piantagioni esistenti, rappresentano la chiave per prevenire la futura deforestazione, limitare l’impatto ambientale e permettere uno sviluppo economico sostenibile nei paesi produttori, in linea con gli obiettivi fissati dall’Agenza 2030.

Questa è anche la posizione di WWF, confermata nell’ultima edizione del suo Palm Oil Buyers Scorecard, dove si afferma che non è pensabile sostituire questo olio e che è meglio collaborare con l’industria dell’olio di palma per incoraggiare la produzione sostenibile piuttosto che cercare di boicottarne l’uso.

 

Fonte: WWF Palm Oil Buyers Scorecard 2019

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