In questi giorni diversi mezzi di informazione hanno pubblicato notizie relative ad un articolo scientifico pubblicato sulla autorevole rivista scientifica Nature, intitolato “Dietary palmitic acid promotes a prometastatic memory via Schwann cells”,[1] affermando che lo studio dimostrerebbe un legame tra consumo di alimenti contenenti olio di palma e insorgenza di tumori e sviluppo di metastasi. Sebbene questo studio fornisca risultati incoraggianti per lo sviluppo delle terapie, è opportuno fornire alcuni chiarimenti al fine di evitare l’ulteriore diffusione di informazioni allarmistiche e speculative che giocano sull’assonanza tra “acido palmitico” e “olio di palma”.
I risultati di questo studio non sono in alcun modo trasferibili tout-court all’uomo e non giustificano la semplicistica deduzione che il consumo di alimenti contenenti olio di palma sia responsabile della progressione dei tumori.
Lo stesso Consiglio europeo di informazione sull’alimentazione (EUFIC), vista la diffusione di notizie errate seguita alla pubblicazione dello studio, ha ritenuto opportuno esprimersi in argomento per chiarire la reale portata dello studio ed invitare i media ad evitare la diffusione di notizie false o comunque manipolate.
Si vedano anche gli articoli pubblicato su Agrifoodtoday.it , Dissapore e Newsfood.
[1] Pascual, G., Domínguez, D., Elosúa-Bayes, M. et al. Dietary palmitic acid promotes a prometastatic memory via Schwann cells. Nature 599, 485–490 (2021). https://doi.org/10.1038/s41586-021-04075-0
L’obiettivo principale della ricerca è quello di studiare nuove terapie per il trattamento dei tumori metastatici.
Si tratta di uno studio sperimentale condotto su animali da laboratorio (topi), cui è stata somministrata una dieta particolarmente ricca di lipidi:
“High-fat diet experiments entailed feeding mice for 10 d with 42% Kcal fat-modified western diet supplemented with either palm oil (TD 150067, Envigo) or olive oil (TD 09820, Envigo). Normal chow diet was used for the control groups.”
I ricercatori hanno concluso che esisterebbe una relazione tra il consumo di acido palmitico e il potenziamento delle metastasi nei topi. Inoltre, sfortunatamente nel lavoro non è descritta la composizione in acidi grassi della dieta e nei tessuti, quindi non può essere valutata se a un eccesso di palmitico corrisponde una eventuale carenza, rispetto alla dieta di controllo, di altri acidi grassi essenziali, come ad esempio gli omega-3. Pertanto, lo studio sembra più che altro indicare che una dieta estremamente squilibrata in grassi, sia qualitativamente che quantitativamente, possa regolare la capacità metastatica in modelli sperimentali. Il ruolo del palmitico viene invece valutato prevalentemente in vitro con concentrazioni non raggiungibili facilmente in vivo come acidi grassi liberi e solo con un incremento della DNL e non derivante dall’acido palmitico nella dieta, come spiegato sopra. Va inoltre ricordato che la cellula tumorale di per sè ha una DNL sostenuta.
Infatti secondo gli stessi autori dello studio, l’acido palmitico in concentrazioni pari al range fisiologico umano non ha nessuna implicazione sulla formazione dei tumori.
È opportuno precisare che:
Fonte: Prof. Sebastiano Banni, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari
Banca dati di composizione alimenti per studi epidemiologici in Italia – BDA – Istituto Europeo di Oncologia IEO
Tabelle di Composizione degli Alimenti – CREA Centro di ricerca Alimenti e Nutrizione
Fonte: Sebastiano Banni, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari
Fonte: Sebastiano Banni, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari
“Lo studio è estremamente interessante dal punto di vista della ricerca dei meccanismi che portano alla progressione metastatica dei tumori. Tuttavia non è corretto né possibile attribuire a questi risultati una possibile ricaduta sulla dieta dell’uomo ed un ruolo dell’olio di palma nello sviluppo dei tumori. Purtroppo, molti media hanno fatto un uso distorto dei dati e dei risultati” – ha commentato il Prof. Andrea Ghiselli, Presidente Società italiana di Scienza dell’Alimentazione, SISA – “L’acido palmitico in concentrazioni pari al range fisiologico umano, parole degli stessi autori, non ha nessuna implicazione sulla iniziazione dei tumori”.
“I ratti sono stati nutriti per 10 giorni con diete sperimentali ad alto contenuto di grassi (42% EN) arricchendo la Western Diet con olio di palma e olio di oliva in quantità che non sono state precisate. Sicuramente il 42% di energia da grassi, pur se raggiungibile in alcune popolazioni, è molto al di fuori dei range raccomandati dai LARN (25-35%), ma, a parte le raccomandazioni, è anche molto al di fuori della dieta occidentale sia nostra che statunitense” ha puntualizzato il Prof. Ghiselli.
Secondo il Prof. Sebastiano Banni (Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari) “Considerando le elevate quantità di acido palmitico circolante nel corpo umano, proveniente da fonti alimentari diverse e dalla de novo lipogenesi, la trasferibilità dei risultati sull’uomo che segue una dieta equilibrata è incerta. Nessuno assumerebbe giornalmente 70-80 g o più di olio di palma, ma nemmeno di olio di oliva”.
“Si trascura il fatto che l’acido palmitico è in larga parte prodotto dall’organismo per sintesi endogena, in condizioni di eccesso di apporto calorico, anche a partire per esempio dei carboidrati. È infatti considerato un buon marcatore della sintesi endogena di acidi grassi. Il che vuol dire che l’apporto alimentare è solo uno dei parametri da tenere sotto controllo, se fosse effettivamente pericoloso – aggiunge il Prof. Andrea Poli (Presidente NFI – Nutrition Foundation of Italy, Università di Brescia) – Inoltre, gli studi epidemiologici non supportano una reale pericolosità dell’acido palmitico in termini di mortalità per tumori: i dati indicano che il consumo di acido palmitico non aumenta le probabilità di morte nel tempo”
In conclusione, secondo il Prof. Banni “In considerazione dei limiti degli studi sugli animali, nonché dell’elevata dose di acido palmitico nella dieta somministrata ai topi, sono necessari ulteriori studi per comprendere la correlazione tra acido palmitico e sviluppo delle metastasi nell’uomo”.
“Il lavoro apre spunti di ricerca interessanti per la possibile messa a punto di anticorpi anti-CD36, ma i risultati di questo studio non sono in alcun modo trasferibili tout-court all’uomo e non giustificano la semplicistica deduzione che il consumo di alimenti contenenti olio di palma sia responsabile della progressione dei tumori” rassicura il Prof. Ghiselli.