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10/12/2021

Acido palmitico e tumori, facciamo chiarezza

In questi giorni diversi mezzi di informazione hanno pubblicato notizie relative ad un articolo scientifico pubblicato sulla autorevole rivista scientifica Nature, intitolato “Dietary palmitic acid promotes a prometastatic memory via Schwann cells”,[1] affermando che lo studio dimostrerebbe un legame tra consumo di alimenti contenenti olio di palma e insorgenza di tumori e sviluppo di metastasi.  Sebbene questo studio fornisca risultati incoraggianti per lo sviluppo delle terapie, è opportuno fornire alcuni chiarimenti al fine di evitare l’ulteriore diffusione di informazioni allarmistiche e speculative che giocano sull’assonanza tra “acido palmitico” e “olio di palma”.

I risultati di questo studio non sono in alcun modo trasferibili tout-court all’uomo e non giustificano la semplicistica deduzione che il consumo di alimenti contenenti olio di palma sia responsabile della progressione dei tumori.

Lo stesso Consiglio europeo di informazione sull’alimentazione (EUFIC), vista la diffusione di notizie errate seguita alla pubblicazione dello studio, ha ritenuto opportuno esprimersi in argomento per chiarire la reale portata dello studio ed invitare i media ad evitare la diffusione di notizie false o comunque manipolate.

Si vedano anche gli articoli pubblicato su Agrifoodtoday.it , Dissapore e Newsfood.

 

Facciamo chiarezza

  • L’obiettivo principale della ricerca è quello di studiare nuove terapie per il trattamento dei tumori metastatici. In particolare è stata studiata l’influenza dei grassi sul recettore CD36 e il loro ruolo nel favorire lo sviluppo delle metastasi tumorali.
  • Lo studio sperimentale, condotto sui topi, si è concentrato sugli effetti di alcuni acidi grassi tra cui l’acido palmitico, non sull’olio di palma.
  • Non è stato mai affermato dai ricercatori che il consumo di olio di palma provochi il cancro nell’uomo.
  • Acido palmitico non è sinonimo di olio di palma. L’acido palmitico è l’acido grasso saturo più abbondante in natura e si trova comunemente in tutti gli alimenti che hanno una componente lipidica e che fanno parte della nostra dieta giornaliera.
  • Assumiamo in media circa 20 g/d di acido palmitico soprattutto attraverso il consumo di latticini, olio di oliva e carne.
  • Il grasso corporeo umano è costituito da circa il 20-30% di acido palmitico. Un uomo di 70 kg è costituito per circa 3.5 kg da acido palmitico.
  • L’apporto alimentare di acido palmitico svolge un ruolo importante nello sviluppo e nel metabolismo umano. Non a caso, il latte materno ne è ricco ed è appunto presente in tutti gli alimenti contenente grassi.
  • La necessità di mantenere un certo range fisiologico di concentrazione tissutale di acido palmitico è garantita dal suo apporto con la dieta, ma in condizioni di un apporto non sufficiente, come nel periodo fetale, prevale la sintesi endogena a partire dal glucosio nota come “de novo lipogenesi” (DNL). La DNL persiste anche nella vita adulta, in maniera meno prevalente, ma in condizioni di disregolazione metabolica può aumentare in maniera prevalente soprattutto se accompagnata da un eccesso di carboidrati e alcol nella dieta, incrementando significativamente i livelli di palmitico circolante. Pertanto livelli elevati di palmitico nel sangue non sono dovuti a un suo maggior apporto con la dieta, ma da una disregolazione della sua sintesi endogena. Infatti in diversi modelli sperimentali e nell’omo è stato dimostrato che un incremento dell’apporto di palmitico non aumenta i suoi livelli nel sangue.
  • I risultati dello studio non supportano la conclusione che il consumo di alimenti contenenti olio di palma favorisca l’insorgenza di tumori o lo sviluppo di metastasi.
  • È opportuno quindi evitare di diffondere informazioni allarmistiche e speculative giocando sull’assonanza tra “acido palmitico” e “olio di palma”.

 

[1] Pascual, G., Domínguez, D., Elosúa-Bayes, M. et al. Dietary palmitic acid promotes a prometastatic memory via Schwann cells. Nature 599, 485–490 (2021). https://doi.org/10.1038/s41586-021-04075-0

 

Per approfondire

L’obiettivo principale della ricerca è quello di studiare nuove terapie per il trattamento dei tumori metastatici.

Si tratta di uno studio sperimentale condotto su animali da laboratorio (topi), cui è stata somministrata una dieta particolarmente ricca di lipidi:

“High-fat diet experiments entailed feeding mice for 10 d with 42% Kcal fat-modified western diet supplemented with either palm oil (TD 150067, Envigo) or olive oil (TD 09820, Envigo). Normal chow diet was used for the control groups.”

I ricercatori hanno concluso che esisterebbe una relazione tra il consumo di acido palmitico e il potenziamento delle metastasi nei topi. Inoltre, sfortunatamente nel lavoro non è descritta la composizione in acidi grassi della dieta e nei tessuti, quindi non può essere valutata se a un eccesso di palmitico corrisponde una eventuale carenza, rispetto alla dieta di controllo, di altri acidi grassi essenziali, come ad esempio gli omega-3. Pertanto, lo studio sembra più che altro indicare che una dieta estremamente squilibrata in grassi, sia qualitativamente che quantitativamente, possa regolare la capacità metastatica in modelli sperimentali. Il ruolo del palmitico viene invece valutato prevalentemente in vitro con concentrazioni non raggiungibili facilmente in vivo come acidi grassi liberi e solo con un incremento della DNL e non derivante dall’acido palmitico nella dieta, come spiegato sopra. Va inoltre ricordato che la cellula tumorale di per sè ha una DNL sostenuta.

Infatti secondo gli stessi autori dello studio, l’acido palmitico in concentrazioni pari al range fisiologico umano non ha nessuna implicazione sulla formazione dei tumori.

È opportuno precisare che:

  • L’acido palmitico è un acido grasso saturo presente nella maggior parte degli alimenti che contengono grassi.
  • Le principali fonti di acido palmitico nella nostra dieta giornaliera sono evidenziate nella seguente tabella:

tumori

Fonte: Prof. Sebastiano Banni, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari

 

  • Giornalmente assumiamo circa 20 g di acido palmitico, proveniente per il 34% da latte e derivati, il 28% da carne e derivati, e per il 20% da olio di oliva, mentre l’apporto proveniente da prodotti trasformati che possono contenere olio di palma, come ad esempio i prodotti da forno e gli snack, è marginale.
  • L’acido palmitico è presente anche in molti altri oli come l’olio di cocco, di semi di girasole, di soia e d’oliva.
  • L’elenco degli alimenti che contengono acido palmitico con indicazione delle relative quantità può essere consultato presso le seguenti banche dati ufficiali:

Banca dati di composizione alimenti per studi epidemiologici in Italia – BDA –  Istituto Europeo di Oncologia IEO

Tabelle di Composizione degli Alimenti – CREA Centro di ricerca Alimenti e Nutrizione

  • L’acido palmitico è prodotto dal nostro organismo per sintesi endogena (De Novo Lipogenesi) dai carboidrati.

olio di palma, tumori e metastasi

Fonte: Sebastiano Banni, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari

 

  • In condizioni fisiologiche normali produciamo circa 1-2 g/d di acido palmitico, ma in condizioni dismetaboliche possiamo arrivare a produrne 10-20g/d. Una dieta povera di grassi, ad esempio, induce il nostro organismo ad un eccesso di produzione di acido palmitico.

olio di palma, tumori e metastasi

Fonte: Sebastiano Banni, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari

I pareri degli esperti del Comitato Tecnico Scientifico dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile

“Lo studio è estremamente interessante dal punto di vista della ricerca dei meccanismi che portano alla progressione metastatica dei tumori. Tuttavia non è corretto né possibile attribuire a questi risultati una possibile ricaduta sulla dieta dell’uomo ed un ruolo dell’olio di palma nello sviluppo dei tumori. Purtroppo, molti media hanno fatto un uso distorto dei dati e dei risultati – ha commentato il Prof. Andrea Ghiselli, Presidente Società italiana di Scienza dell’Alimentazione, SISA – “L’acido palmitico in concentrazioni pari al range fisiologico umano, parole degli stessi autori, non ha nessuna implicazione sulla iniziazione dei tumori”.

“I ratti sono stati nutriti per 10 giorni con diete sperimentali ad alto contenuto di grassi (42% EN) arricchendo la Western Diet con olio di palma e olio di oliva in quantità che non sono state precisate. Sicuramente il 42% di energia da grassi, pur se raggiungibile in alcune popolazioni, è molto al di fuori dei range raccomandati dai LARN (25-35%), ma, a parte le raccomandazioni, è anche molto al di fuori della dieta occidentale sia nostra che statunitense” ha puntualizzato il Prof. Ghiselli.

Secondo il Prof. Sebastiano Banni (Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari) “Considerando le elevate quantità di acido palmitico circolante nel corpo umano, proveniente da fonti alimentari diverse e dalla de novo lipogenesi, la trasferibilità dei risultati sull’uomo che segue una dieta equilibrata è incerta. Nessuno assumerebbe giornalmente 70-80 g o più di olio di palma, ma nemmeno di olio di oliva.

“Si trascura il fatto che l’acido palmitico è in larga parte prodotto dall’organismo per sintesi endogena, in condizioni di eccesso di apporto calorico, anche a partire per esempio dei carboidrati. È infatti considerato un buon marcatore della sintesi endogena di acidi grassi. Il che vuol dire che l’apporto alimentare è solo uno dei parametri da tenere sotto controllo, se fosse effettivamente pericoloso – aggiunge il Prof. Andrea Poli  (Presidente NFI – Nutrition Foundation of Italy, Università di Brescia) –  Inoltre, gli studi epidemiologici non supportano una reale pericolosità dell’acido palmitico in termini di mortalità per tumori: i dati indicano che il consumo di acido palmitico non aumenta le probabilità di morte nel tempo”

In conclusione, secondo il Prof. Banni “In considerazione dei limiti degli studi sugli animali, nonché dell’elevata dose di acido palmitico nella dieta somministrata ai topi, sono necessari ulteriori studi per comprendere la correlazione tra acido palmitico e sviluppo delle metastasi nell’uomo”.

“Il lavoro apre spunti di ricerca interessanti per la possibile messa a punto di anticorpi anti-CD36, ma i risultati di questo studio non sono in alcun modo trasferibili tout-court all’uomo e non giustificano la semplicistica deduzione che il consumo di alimenti contenenti olio di palma sia responsabile della progressione dei tumori rassicura il Prof. Ghiselli.