News

21/06/2022

L’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile conferma il supporto alla proposta UE di regolamento sui prodotti che non causano deforestazione

L’Unione Italiana per l’Olio di palma sostenibile è da sempre impegnata a promuovere la produzione e l’utilizzo di olio di palma sostenibile, ovvero un olio che sia prodotto nel rispetto dell’ambiente e delle persone, e che risponda a questa definizione:
  • olio con origini conosciute e quindi tracciabili;
  • prodotto senza convertire foreste e nel rispetto degli ecosistemi ad alto valore di conservazione;
  • prodotto con pratiche colturali rispettose delle foreste ad alto valore di carbonio;
  • prodotto con pratiche agricole atte a preservare le torbiere;
  • non proveniente dalla conversione in piantagioni di aree sottoposte ad incendi volontari
  • che protegge i diritti dei lavoratori, popolazioni e comunità locali, rispettando il principio del consenso libero, preventivo e informato;
  • che promuove lo sviluppo dei piccoli produttori indipendenti.

L’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile quindi non può che condividere pienamente gli sforzi che l’EU sta attivando per ridurre deforestazione e degradazione delle foreste.  Già nel 2020, prima ancora che la proposta di regolamento prendesse forma, insieme ad un gruppo di oltre 50 organizzazioni (industrie di marca, catene di distribuzione commerciale, trader, produttori, associazioni di categoria e organizzazioni internazionali della società civile), ha sottoscritto una posizione comune con la quale si invitava la Commissione EU ad adottare uno smart mix di misure per eliminare la deforestazione incorporata nei prodotti e le materie prime destinate al mercato comunitario

Le raccomandazioni proposte nel position paper, coordinato dalla Tropical Forest Alliance, una partnership multistakeholder nata per supportare l’attuazione degli impegni del settore privato per rimuovere la deforestazione dalle catene di approvvigionamento di olio di palma, carne bovina, soia e cellulosa/carta, possono essere cosi sintetizzate:

  1. lo sviluppo di partnership tra Paesi produttori e Unione Europea per creare le condizioni necessarie per proteggere e migliorare gli standard di produzione dei prodotti agricoli;
  2. l’introduzione dell’obbligo di due diligence;
  3. interventi sul lato della domanda, per sostenere i mercati dei beni di consumo di base prodotti in modo sostenibile;
  4. il dialogo con altri paesi consumatori, per garantire che norme più severe nel mercato europeo non si limitino a deviare prodotti non sostenibili verso altri mercati;
  5. finanza e investimenti sostenibili;
  6. solidi sistemi di controllo.

Negli ultimi anni i principali Paesi produttori di olio di palma hanno compiuto significativi sforzi per contenere ed eliminare le attività legate direttamente o indirettamente alla deforestazione, raggiungendo risultati concreti. 
I dati elaborati da Global Forest Watch e altri istituti di ricerca confermano il trend negativo della deforestazione associata all’olio di palma. Indonesia e Malesia, dove si concentra l’85% della produzione, hanno fatto registrare per il quinto anno consecutivo un notevole rallentamento della perdita di foreste primarie. Recenti analisi dei dati satellitari hanno dimostrato che la deforestazione causata dalla palma da olio è al minimo da 20 anni sia in Indonesia che in Malesia, nonostante l’aumento della produzione e delle quotazioni dell’olio di palma.

La catena di approvvigionamento dell’olio di palma è quella dove si registrano i maggiori impegni concreti nella lotta alla deforestazione. Come dimostrano diversi studi la filiera dell’olio di palma è in prima linea nella lotta alla deforestazione con il maggior numero di impegni considerati “robusti”.

Ciò premesso, è evidente che resta ancora molta strada da fare, soprattutto perché oltre il 40% dell’offerta di olio di palma proviene da piantagioni gestite da smallholder, in maggiore ritardo nel percorso di sostenibilità per oggettive difficolta di ordine economico, tecnico-organizzativo e amministrativo.

L’attuale crisi di mercato nel settore degli oli vegetali ha confermato quanto sia prioritario ed essenziale investire concretamente sullo sviluppo sostenibile di una filiera produttiva come quella dell’olio di palma, che assicura attualmente oltre il 35% della produzione di oli vegetali utilizzando appena il 10% della superficie agricola destinata a colture oleaginose e che rappresenta, per le sue caratteristiche, una risorsa chiave sia a livello strategico che anticongiunturale.

Perciò l’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile condivide assolutamente l’obiettivo politico e l’alto livello di ambizione perseguito dalla Commissione Europea, all’interno della proposta di regolamentazione dei prodotti  a deforestazione zero, come anche l’obiettivo di una maggiore trasparenza e tracciabilità nelle catene di approvvigionamento.

Notevoli progressi sono già stati compiuti nella filiera dell’olio di palma che ha posto l’accento sulle politiche No Deforestation, No Peat and No Exploitation (NDPE) sin dal 2013. Gli impegni NDPE sono supportati da valutazioni del rischio approfondite, uso del monitoraggio satellitare, mitigazione del rischio, verifiche multiple tra cui controlli a terra, ma anche audit dei processi e sospensione dei fornitori in caso di accertata deforestazione. Tutta la fornitura di palma in Europa è già soggetta a tale politica, richiesta da tutti gli operatori (primi importatori). Oltre l’80% delle raffinerie di olio di palma nel sud-est asiatico applica la politica NDPE.

Suggerimenti formalizzati con ESPOAG e ulteriori raccomandazioni dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile

Insieme ad alcune delle principali organizzazioni rappresentative della catena del valore dell’olio di palma in Europa (raffinatori, commercianti, trasformatori, fruitori e sistemi di certificazione) l’Unione ha condiviso alcuni suggerimenti affinché il regolamento in discussione possa efficacemente stimolare la filiera dell’olio di palma a superare alcune barriere strutturali dal lato dell’offerta e creare un effetto di leva a supporto degli sforzi della nostra catena di approvvigionamento, contribuendo in modo significativo all’eliminazione della deforestazione.

Non si tratta di cercare delle scappatoie per aggirare l’obbligo di trasparenza e tracciabilità delle filiere di prodotti e materie prime importati in Ue, ma di cercare di consentire all’intera filiera dell’olio di palma di adeguarsi progressivamente agli obblighi, senza lasciare indietro gli anelli piu deboli della catena.

Fermo restando l’obbligo di tracciabilità al molino ed al raggio di 50 km entro i quali si trovano presumibilmente le piantagioni che lo riforniscono, consentendo una implementazione progressiva dell’entrata in vigore dell’obbligo di indicare l’appezzamento di terreno sul quale sono state piantate le palme dai cui frutti si ottiene l’olio di palma, si garantirebbe comunque un adeguato livello di trasparenza.

Al di là del fatto che le imprese più grandi sono già in grado di garantire la tracciabilità alla piantagione esistono infatti realtà produttive di minori dimensioni che per problemi oggettivi di carattere strutturale, giuridico ed economico che – diversamente – rischierebbero di rimanere tagliate fuori dal mercato.

Ciò detto, le aziende associate all’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile utilizzano tutte olio di palma certificato RSPO e applicano tutte in maniera rigorosa le politiche NDPE. Sono all’avanguardia nell’eliminazione della deforestazione dalle proprie catene di approvvigionamento, come dimostrano i dati pubblicati nelle dashboard rese disponibili sui rispettivi siti web in un’ottica di massima trasparenza. In termini di trasparenza sono in grado di garantire la tracciabilità al molino e sono prossime a garantire la tracciabilità alla piantagione.

Per approfondire: Dichiarazione congiunta del 18 maggio 2022 (disponibile anche in italiano).

Le palme da olio sono coltivate principalmente in Indonesia e Malesia, ma anche in Thailandia, Colombia, Guatemala, Papua Nuova Guinea, Honduras, e altri paesi, sia in piantagioni su larga scala che in fattorie familiari su piccola scala. I piccoli proprietari (smallholder) rappresentano il 40% della base di approvvigionamento, pari a circa 5 milioni di agricoltori solo in Indonesia e Malesia, Paesi che rappresentano l’80% della produzione totale di olio di palma. Occorrono circa quattro anni perché le palme da olio diventino produttive. Ogni palma produrrà quindi frutti per un massimo di 30 anni. Le palme da olio forniscono in media 3,8 tonnellate di olio per ettaro. I frutti della palma da olio devono essere lavorati entro 24 ore, quindi vengono generalmente raccolti e trasportati per la lavorazione in molini localizzati entro un raggio non superiore ai 50 km dalla piantagione.

A nostro avviso, per avere un impatto ancor più significativo sulla deforestazione globale, la legislazione dell’UE dovrebbe andare oltre la regolamentazione della catena di approvvigionamento europea per approcciare anche il lato dell’offerta, attivando una  cooperazione a lungo termine con i paesi produttori e adottando misure che favoriscano l’inclusione dei piccoli proprietari.        Inoltre, per garantire l’efficienza degli obblighi di diligenza occorrerà prevedere strumenti adeguati che tengano conto delle  specificità dell’olio di palma.

Riteniamo fondamentale il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera, inclusi gli smallholder, ed i governi dei Paesi produttori, in un confronto costruttivo che tenga conto delle realtà locali, delle azioni di miglioramento in corso, dei progressi ottenuti e degli sfidanti obiettivi in essere.

E’ necessario evitare l’adozione di misure che si rivelino di fatto inapplicabili per gli operatori o parte di essi, rischiando di creare shortage degli olii disponibili, con effetti negativi sulla disponibilità e sui costi, senza peraltro risolvere il problema ma spostandolo semplicemente da un’area UE ad un’altra Extra-UE.

Auspichiamo l’introduzione di controlli puntuali, certificazione e audit periodici, efficaci ma attuabili, riducendo la potenziale duplicazione degli adempimenti a carico delle aziende che acquistano prodotti già collocati sul mercato dell’UE ed evitando attività burocratiche che non presentino un concreto valore aggiunto rispetto all’obiettivo di fermare la deforestazione, che pur deve essere perseguito con indiscussa determinazione e in tempi definiti, certi e monitorati.