La Giornata Internazionale dell’ Orango come ogni anno è l’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di trovare soluzioni urgenti per difendere e ripristinare l’habitat di questa specie.
Michelle Desilets, direttore esecutivo della ong ambientalista Orangutan Land Trust che dal 2021 è membro sostenitore dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, sottolinea il contributo che la produzione sostenibile dell’olio di palma può dare alla tutela delle foreste, della biodiversità e degli oranghi in particolare.
Michelle Desilets non nega il ruolo che la coltivazione della palma da olio in passato abbia avuto nel compromettere l’habitat degli oranghi, ma sottolinea che non è l’unica minaccia per questa specie. Anche la produzione di legname pregiato e di polpa di cellulosa e altre attività agricole sono state sviluppate su aree precedentemente occupate dalla foresta pluviale. Gli incendi accidentali, favoriti da particolari condizioni climatiche, l’attività mineraria, il bracconaggio e il commercio illegale di animali completano poi il quadro delle cause.
“Boicottare l’olio di palma – ha affermato Desilets – certamente non cambierà il modo in cui viene prodotto e non incoraggerà il necessario e progressivo miglioramento dei sistemi di certificazione come RSPO, delle procedure di verifica e della trasparenza delle catene di approvvigionamento. Ancor meno servirà a correggere o rimediare agli errori del passato. Non dimentichiamo che il sostentamento di milioni di persone dipende direttamente e indirettamente dall’olio di palma. Inoltre, la palma da olio è la coltura oleaginosa con la resa maggiore: sostituirla con altre aumenterebbe il fabbisogno di terreni e quindi non si farebbe che spostare il problema altrove. Il boicottaggio quindi avrebbe ripercussioni estremamente negative sia sull’economia locale che sul delicato equilibrio ambientale delle zone coinvolte.”
“Quindi – sottolinea Michelle Desilets- chiediamo ai coltivatori di palma da olio di porre fine alle pratiche distruttive associate alla produzione convenzionale, di adottare tutte le misure necessarie per prevenire futuri impatti negativi sull’ambiente e di investire in soluzioni che siano in armonia con la natura al fine di contribuire al ripristino degli ecosistemi. Chiediamo ai commercianti e agli acquirenti di olio di palma, inclusi produttori e catene della distribuzione, di approvvigionarsi immediatamente ed esclusivamente di olio di palma certificato sostenibile secondo una delle catene di custodia RSPO e di investire in progetti di ripristino dell’ecosistema. Chiediamo ai governi dei Paesi produttori e consumatori di sostenere le catene di approvvigionamento sostenibili e di contribuire essi stessi al ripristino dell’ecosistema.
E infine Michelle Desilets rivolge un appello a tutti i consumatori:
“Noi tutti possiamo fare la nostra parte, sostenendo le aziende virtuose e chiedendo a quelle che oggi non lo sono di porre fine alla distruzione degli ecosistemi e di mettere in atto misure per prevenire il degrado e rimediare agli errori del passato. Allontanarsi da un problema non equivale a contribuire alla sua soluzione, soprattutto se significa optare per oli alternativi meno sostenibili rischiando di generare un problema più grave. Pensiamo ad esempio a quei marchi e distributori che utilizzano il claim “senza olio di palma” semplicemente per ragioni di marketing, senza intraprendere alcuna azione concreta per rendere sostenibili le proprie catene di approvvigionamento.”