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14/07/2020

Olio di palma: il boicottaggio non è un’opzione sostenibile – Un nuovo studio lo conferma

Il boicottaggio dell’olio di palma non è una soluzione sostenibile, lo conferma un nuova ricerca dell’Università di Goettingen e dell’Università di Bogor “Environmental, Economic, and Social Consequences of the Oil Palm Boom”, pubblicata sulla rivista Annual Review of Resource Economics  che riconosce il primato dell’olio di palma certificato come sostenibile nella complessa sfida di preservare l’ambiente e la biodiversità e promuovere al tempo stesso uno sviluppo socio economico adeguato.

La coltura delle palme da olio promuove il miglioramento delle condizioni economiche e sociali delle popolazioni coinvolte nella produzione di olio di palma attraverso la creazione di posti di lavoro e la stabilizzazione dei redditi. L’olio di palma è un’opportunità per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.  Gli autori avanzano una serie di proposte tra cui un rafforzamento delle normative a tutela ambientale e sociale oltre che maggiore ricerca per ridurre l’impatto ambientale delle colture per ridurre il trade-off tra obbiettivi di conservazione del patrimonio ambientale e riduzione della povertà,  sviluppo sostenibile e maggiore inclusione sociale.

 

 La complessità di un fenomeno

 

Dall’Africa, la palma da olio ha trovato terre fertili nelle aree tropicali attorno all’equatore in Asia (Indonesia, Malesia, Tailandia e Filippine, in ordine di ettari coltivati) e in Centro America (Colombia, Honduras, Guatemala, Brasile, Equador, Messico, Nicaragua). La palma da olio ha avuto un impatto radicale nello sviluppo economico e sociale delle regioni che l’hanno adottata per rispondere ad una domanda mondiale in costante crescita. Ma l’espansione delle colture ha causato in alcuni contesti impatti ambientali, deforestazione e perdità di biodiversità. Questi fenomeni hanno spinto organizzazioni a tutela dell’ambiente a promuovere il boicottaggio del prodotto. Questa però non è la strada da percorrere. In primo luogo, la palma da olio non è la principale causa di deforestazione. In secondo, l’olio di palma può essere prodotto in modo sostenibile, senza deforestare e preservando l’ambiente e la biodiversità. L’abbandono della coltura di olio di palma avrebbe conseguenze molto gravi: le alternative richiedono  molta più superficie coltivabile per produrre la stessa quantità di olio vegetale. 

 

Conseguenze socio-economiche ed ambientali

 

Questo nuovo lavoro  passa in rassegna gli studi scientifici elaborati negli ultimi anni sugli impatti socio economici sulle popolazioni rurali interessate. Dal punto di vista economico, l’olio di palma è per molte popolazioni un importante settore per occupazione e contributo al PIL. Questo è vero particolarmente per gli stati di Indonesia e Malesia che insieme esportano l’85% di OdP nel mondo. Nel sud-est asiatico, numerosi studi hanno dimostrato che la coltivazione della palma da olio contribuisce all’aumento del reddito, all’accumulo di capitale e all’aumento delle spese per alimenti, salute, istruzione e beni di consumo durevoli. Uno studio in Guinea ha rilevato che i coltivatori di questo frutto hanno redditi più stabili e livelli di sicurezza alimentare più elevati rispetto ai quelli non coinvolti nel settore o in altre colture. In Ghana, lavorare con l’OdP è un’importante fonte di reddito per molte famiglie rurali, garantendo migliori standard di vita rispetto ad altri sotto settori agricoli. In Messico e in Guatemala, anche le famiglie rurali beneficiano oggi di nuovi posti di lavoro e di maggiori redditi da lavoro nel settore dell’olio di palma. Purtroppo, in alcuni paesi, l’espansione di questa coltura ha portato in passato ad un aumento delle disuguaglianze, dovuto anche da una mancanza di regolamentazione da parte delle istituzioni.

In generale:

  • si riscontra un trend crescente del reddito per tutti i lavoratori impegnati lungo la filiera. Si riconosce una forte stabilizzazione dei salari. Si conferma che le piantagioni favoriscono gli investimenti e lo sviluppo delle infrastrutture nelle aree rurali. Il sistema di certificazione favorisce un maggior controllo della filiera che garantisce un maggiore rispetto degli standard sociali ed ambientali come prescritto dagli standard di certificazione.
  • si conferma che sostituire o addirittura boicottare l’olio di palma non è funzionale al raggiungimento di una sostenibilità produttiva. L’abbandono dell’olio di palma causerebbe maggiori problemi all’ambiente. Infatti, la maggior resa per ettaro garantisce un minore utilizzo di terra. Con coltivazioni diverse da quella di palma si userebbero più terreni e quindi si ricorrerebbe ad una maggiore e più incontrollata deforestazione.  
  • si conclude che l’olio di palma è un prodotto ad oggi imprescindibile e che le conseguenze di un suo boicottaggio sarebbero più gravi dei benefici che si auspicano. È invece necessario puntare ad una produzione responsabile basata su più elevati standard di sostenibilità.

 

Quali soluzioni per uno sviluppo sostenibile?

 

 La domanda globale di olio vegetale continuerà a crescere nel futuro. La domanda sarà superiore alle attuali capacità produttive ed è necessario, data l’assenza di alternative, trovare nuove soluzioni.  Gli autori, posto che il boicottaggio o il divieto alla coltivazione della palma da olio non è un’opzione sostenibile, provano a delineare alcune azioni da intraprendere per favorire lo sviluppo di filiere sostenibili:

  • Investire nella ricerca scientifica e in nuove tecnologie per aumentare la resa per ettaro della palma da olio, dato il grande margine di miglioramento che ancora oggi sussiste.  Si potrebbero raccogliere fino a otto tonnellate per ettaro. Questo ridurrebbe ampiamente il rischio di deforestazione.
  • È altrettanto necessario che siano le autorità locali a proteggere le aree forestali attraverso normative specifiche in materia di proprietà e di tutela ambientale (come la chiara delineazione di aree protette). 
  • Le strategie di land-sharing possono poi essere efficaci strumenti complementari. Questo prevede lo sviluppo di paesaggi a mosaico composti da un mix di appezzamenti agricoli, agroforestali e forestali. L’arricchimento delle piantagioni di palme da olio con alberi ed elementi naturali del paesaggio potrebbe secondo alcuni studi portare a sostanziali guadagni in termini di biodiversità con solo modeste diminuzioni nella produzione. 
  • Rafforzare le certificazioni e i loro meccanismi di controllo è auspicabile per garantire anche un punto di riferimento valido ai consumatori.

 

No al boicottaggio, si alla cultura della sostenibilità

 

Il dibattito sull’olio di palma è complesso e questo studio conferma la necessità di un approccio al tema che sia olistico ed imparziale. Esso dimostra come si debba partire dai dati di fatto e non dalle opinioni per garantire un futuro davvero sostenibile ed inclusivo.

Questa è anche la posizione di Amici della Terra, Associazione che dal 1978 promuove politiche e comportamenti orientati alla protezione dell’ambiente e allo sviluppo sostenibile.

“La chiave per vincere i tentativi di boicottaggio contro l’olio di palma è un cambiamento culturale ha commentato la Presidente Monica Tommasi in occasione di un webinar svoltosi lo scorso 21 maggio. “La mancanza di una cultura di approfondimento è stata la principale responsabile del successo delle campagne anti olio di palma. Per garantire davvero un futuro sostenibile e riuscire a smentire le false accuse, è necessario adottare un approccio scientifico, basato su evidenze empiriche, e coinvolgere attivamente tutti gli attori coinvolti, comprese le istituzioni”.