Il tema dello sviluppo sostenibilile ha assunto grande importanza anche per i consumatori sempre piu attenti anche all’impatto ambientale e sociale dei prodotti acquistati. E’ essenziale che le scelte d’acquisto vengano fatte in modo consapevole ed informato, evitando di scadere in considerazioni derivanti da luoghi comuni e “falsi miti”, come nel caso dell’olio di palma.
Questa materia prima viene generalmente e aprioristicamente associata al degrado ambientale causato dalla sua produzione. Al contrario, l’analisi dei dati dell’ultimo decennio dimostra chiaramente come l’olio di palma, se prodotto in modo responsabile, sia di fatto una risorsa chiave per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e la lotta all’insicurezza alimentare a livello globale, grazie soprattutto alle elevatissime rese della palma da olio (da 4 a 10 volte superiori a quelle degli altri oli vegetali), che consentono un uso efficiente del suolo con ridotte emissioni di gas serra.
Lo confermano anche i dati contenuti nell’interessante report “CREATING A SUSTAINABLE FOOD FUTURE” pubblicato a luglio 2019, frutto di una partnership pluriennale tra il World Resources Institute, il World Bank Group, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), e due centri di ricerca francesi CIRAD (Centre de coopération internationale en recherche agronomique pour le développement) e INRA (l’Institut national de la recherche agronomique).
Lo studio analizza ed evidenzia le opportunità tecniche e le direzioni politiche da tenere in considerazione per raggiungere gli obiettivi fondamentali per garantire una nutrizione ed uno sviluppo sostenibile: 1) soddisfare la crescente domanda alimentare di una popolazione globale che nel 2050 potrebbe toccare i 10 miliardi 2) l’uso efficiente del suolo 3) la riduzione delle emissioni di gas serra 4) alleviare la povertà.
Come si evince dai grafici seguenti (GlobAgri-WRR model), l’analisi dell’impatto della filiera produttiva di diverse categorie alimentari, stimato in termini di uso di suolo e emissioni di gas serra per milioni di calorie consumate nel 2010, conferma come i legumi, la frutta, la verdura e gli oli vegetali siano in generale meno impattanti in termini di emissioni rispetto ai prodotti di origine animale.
Ma quello che balza agli occhi – e che sicuramente non è cosi scontato per tutti – è che la produzione agricola dell’olio di palma è quella che risulta avere l’impatto significativamente minore in termini di emissioni tra le produzioni alimentari, con performance da primato in termini di rapporto tra uso di terra coltivabile a parità di calorie consumate, inferiore a qualsiasi altro alimento a parte lo zucchero.
Questi dati, quindi, collocano inequivocabilmente l’olio di palma tra le risorse maggiormente vantaggiose da un punto di vista di impatto ambientale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e sicurezza alimentare a parità di calorie prodotte.
Naturalmente è imprescindibile garantire che la sua produzione avvenga in modo sostenibile, in assenza di deforestazione e nel rispetto della biodiversità e dei diritti dei lavoratori e delle comunità locali.
C’è ancora molta strada da fare, ma è giusto anche riconoscere che i grandi sforzi compiuti negli ultimi anni dai governi dei paesi produttori, dal settore privato e dalle ong hanno portato ad un significativo miglioramento del livello di sostenibilità della filiera, che sono confermati anche dalla inversione di tendenza del trend della deforestazione registrato nei principali paesi produttori, Indonesia e Malesia , come mostrano i grafici seguenti.