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10/05/2022

Olio di palma e deforestazione: le politiche di sostenibilità si dimostrano efficaci

La parola agli esperti (e ai satelliti)

 

Nelle ultime settimane, si è tornati a parlare di olio di palma come possibile alternativa per colmare la carenza di olio di girasole venutasi a creare a seguito della crisi russo-ucraina che ne ha messo in discussione la disponibilità sui mercati globali. Puntualmente si sono levate anche le voci delle lobby e sono ripresi gli attacchi commerciali ed ideologici contro l’olio di palma.

E’ opportuno quindi fare chiarezza e richiamare l’attenzione sulle informazioni più aggiornate che dimostrano quanto le accuse – in merito alle pratiche di deforestazione ma non solo – siano ingiustificate e ampiamente confutate da diversi studi scientifici.

Innanzitutto va ricordato che tra tutti gli oli vegetali utilizzati dall’industria alimentare, quello estratto per spremitura dalla palma da olio è quello maggiormente garantito da autorevoli certificazioni di sostenibilità. In Italia oltre il 95% dell’olio di palma utilizzato dall’industria alimentare è certificato sostenibile secondo lo standard RSPO, ed il rimanente comunque è prodotto nel rispetto delle politiche NDPE.

Nuove conferme dei progressi compiuti dalla filiera dell’olio di palma molto autorevoli arrivano proprio in questi giorni dalla FAO e dal World Resources Institute attraverso la piattaforma Global Forest Watch.

 

FAO

Secondo il Global Forest Resources Assessment Remote Sensing Survey, pubblicato il 3 maggio 2022 dalla FAO in occasione del XV World Forestry Congress in corso a Seoul, il ritmo con cui le nostre foreste stanno scomparendo è rallentato di quasi il 30% dal primo decennio del secolo al periodo 2010-2018.

Ma il dato più interessante è che se complessivamente l’espansione delle attività agricole è considerata causa di quasi il 50% della deforestazione globale ed è il principale motore della deforestazione – seguito dal pascolo del bestiame, pari al 38,5%l’olio di palma ha rappresentato solo il 7% della deforestazione globale dal 2000 al 2018.

(FAO. 2022. FRA 2020 Remote Sensing Survey. FAO Forestry Paper, No. 186. Rome –  https://doi.org/10.4060/cb9970en )

 

World Resources Institute

Ogni anno il World Resources Institute (WRI elaborando i migliori dati geospaziali disponibili, ) pubblica un rapporto sullo stato delle foreste globali, che è considerato una delle fonti più attendibili sulla deforestazione.

Per quanto riguarda le foreste tropicali primarie l’Indonesia (il primo produttore di olio di palma al mondo, con una quota del 58%) e la Malesia (secondo, con una quota del 26%) sono risultati gli unici paesi dove la perdita di foresta primaria è diminuita in modo significativo negli ultimi 5 anni, a dimostrazione che gli impegni adottati da governi e produttori di olio di palma stanno pagando.

 

deforestazionedeforestazione

 

Il tasso di perdita di foreste primarie in Indonesia ha continuato a diminuire nel 2021 per il quinto anno consecutivo, scendendo del 25% rispetto al 2020.

Questa tendenza indica che il Paese si sta muovendo nella giusta direzione per mantenere i suoi impegni sul clima. Ricordiamo che l’anno scorso l’Indonesia ha aggiornato il suo piano nazionale per il clima (NDC) con l’impegno a ridurre le emissioni diventando net zero entro il 2030. Il calo riflette quindi gli sforzi del governo indonesiano per ridurre la perdita di foreste.

Il Ministero dell’Ambiente e delle Foreste ha intensificato gli sforzi di monitoraggio e prevenzione degli incendi dopo gli incendi diffusi di foreste e torbiere nel 2015.

Il governo ha anche introdotto una moratoria permanente sulla conversione delle foreste primarie e delle torbiere e ha esteso il mandato dell’Agenzia per il ripristino delle torbiere per includere la protezione e il ripristino di mangrovie. Le mangrovie sono ecosistemi importanti per la biodiversità e per regolare gli impatti delle condizioni meteorologiche estreme.

Inoltre, il governo indonesiano ha recentemente revocato centinaia di permessi per operazioni di disboscamento, piantagioni e attività minerarie nelle aree forestali. Naturalmente l’Indonesia dovrà mantenere alta l’attenzione e rafforzare le misure per sostenere questa tendenza positiva.

Secondo il WRI questo trend indica anche che gli impegni del settore privato stanno funzionando. Le politiche No Deforestation, No Peat and No Exploitation (NDPE) coprono ora l’83% della capacità di raffinazione dell’olio di palma in Indonesia e Malesia. Inoltre, la Tavola Rotonda sull’Olio di Palma Sostenibile (RSPO) ha rafforzato i requisiti di certificazione sostenibile nel 2018 per vietare la deforestazione e il disboscamento delle torbiere.

 

Il rapporto del WRI cita anche un altro recente studio commissionato da WWF-US e Global Environment Facility (GEF) a una decina di esperti internazionali. Lo studio ha analizzato l’espansione delle piantagioni industriali e dei piccoli agricoltori e la perdita di foreste in indonesia negli ultimi venti anni. I dati dimostrano chiaramente che la deforestazione legata alla palma da olio è tornata ai minimi e che anche l’espansione delle piantagioni sta rallentando ed è tornata ai livelli precedenti al 2004.

 

Espansione delle piantagioni di palma da olio per anno (a), suddivise tra industriali e piccoli proprietari (b, c) a scapito di aree forestali (bianco) e aree non forestali (nero), deforestazione totale (d) 

(Gaveau DLA, Locatelli B, Salim MA, Husnayaen, Manurung T, Descals A, et al. (2022) Slowing deforestation in Indonesia follows declining oil palm expansion and lower oil prices. PLoS ONE 17(3): e0266178. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0266178

 

Perché l’espansione delle piantagioni è rallentata dopo il 2012?

Nel 2011, l’Indonesia ha introdotto una moratoria nazionale sullo sviluppo di piantagioni di palma da olio nelle foreste primarie. Nel 2019 è stata prorogata a tempo indeterminato e nel gennaio 2022 il Ministero dell’Ambiente e delle Foreste ha annullato i permessi di 137 società di palma da olio (decreto n. 1/2022).

 

Perché la perdita forestale ha raggiunto il picco nel 2016 per poi rallentare tra il 2017 e il 2019?

Il picco è in parte dovuto ai roghi che hanno colpito il Kalimatan in seguito alla siccità causata da El Niño sul finire del 2015. D’altra parte, in molte regioni, le foreste rimanenti sono protette o inaccessibili, e una solida base legale a sostegno della rivendicazione delle terre da parte delle comunità locali ha ridotto l’accesso alle foreste da parte di imprese. Inoltre, sempre più consumatori cercano prodotti che considerano etici, cioè quelli non legati alla deforestazione, e sempre più imprese stanno adottando impegni deforestazione zero.

 

Questi dati ufficiali indubbiamente positivi non possono più essere ignorati:

  • La deforestazione legata all’espansione della palma da olio – che secondo la FAO ha rappresentato solo il 7% della deforestazione globale dal 2000 al 2018, mentre complessivamente le coltivazioni hanno inciso per il 50% circa – è diminuita sensibilmente negli ultimi anni, fino a tornare ai livelli di venti anni fa.
  • Secondo il WRI Global Forest Watch, il tasso di perdita di foreste primarie in Indonesia ha continuato a diminuire per il quinto anno consecutivo, scendendo nel 2021 del 25% rispetto al 2020.
  • Diversi passi sono stati fatti per proteggere le foreste e le comunità locali.
  • La trasparenza è migliorata, in parte grazie alla disponibilità di strumenti di monitoraggio in tempo reale della deforestazione ma anche grazie al rafforzamento dei criteri delle certificazioni di sostenibilità e degli impegni NDPE.