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13/10/2017

Olio di palma e deforestazione: uno studio per fare chiarezza


La relazione tra piantagioni di olio di palma e deforestazione non è né diretta né automatica. Basti pensare che, spesso, i terreni destinati alle coltivazioni sono in realtà aree di foresta degradata che vengono date in concessione per la riqualificazione del terreno. E di queste, solo una piccola percentuale del terreno viene convertita per dare spazio alle piantagioni di palma. Infatti, degli oltre 21 milioni di ettari di foresta che sono scomparsi in Indonesia tra il 1990 e il 2005, non più di 3 milioni sono stati destinati alle coltivazioni di palma da olio”.
Sono questi i punti salienti di un nuovo studio che probabilmente – qualora ce ne fosse ancora bisogno – dovrebbe chiarire una volta per tutte il ruolo della produzione dell’olio di palma rispetto alla deforestazione.

Lo studio dal titolo “The endless palm oil debate. Science-based solutions beyond controversies” (agosto 2017) porta la firma del ricercatore Alain Rival del CIRAD – Agricultural Research for Development sul WPD Scientific News Service. Nello studio in questione si parla della sostenibilità dell’olio di palma e, attraverso nuovi dati ed evidenze scientifiche, si dimostra come l’olio di palma abbia un ruolo marginale nella deforestazione. Insomma, dopo che dibattiti riguardanti l’olio di palma sono stati al centro di talk show, articoli sul web, discussioni sui social media e anche interrogazioni parlamentari , arriva l’ennesimo studio internazionale a confermare quanto a lungo sostenuto anche dalle grandi organizzazioni ambientaliste Internazionali.

Ma lo studio in questione va oltre e cerca di elencare le conseguenze del boicottaggio, sia in termini di impatto sull’ambiente che di sussistenza dei piccoli agricoltori, nonché analizza il ruolo importante della tecnologia in agricoltura. E, stando proprio ai nuovi risultati, sarebbe proprio sull’ottimizzazione delle pratiche agricole che bisognerebbe puntare per impattare significativamente meno sull’ambiente e – di conseguenza – anche sulla deforestazione. Qualche esempio? Selezionare una particolare tipologia di seme che garantisce il miglior raccolto possibile e richiede minori quantità di fertilizzanti riducendo eventuali dispersioni nel terreno, lavorare in sincronia con i mulini per migliorare i processi di estrazione e ridurre i materiali di scarto, riutilizzare il terreno per più generazioni e ridurre la necessità di ulteriori terre… Queste sono solo alcune delle pratiche che potrebbero essere adottate per ridurre l’impatto sull’ambiente, a patto che sia le grandi aziende che i piccoli agricoltori – che ricordiamo rappresentano il 40% dei produttori – lavorino insieme per creare un vero e proprio network per intervenire sui processi di coltivazione, raccolta e trasformazione dei frutti della palma.

Lo studio si conclude con un importante focus sulle certificazioni di sostenibilità di questo ingrediente. E’ infatti proprio la certificazione di sostenibilità a garantire che l’olio di palma sia stato realizzato nel rispetto dell’ambiente e nella tutela dei lavoratori. Nel testo si legge che: se non c’è alcuna richiesta per l’olio di palma sostenibile, il mercato sarà facilmente assorbito dall’ “olio di palma convenzionale”, il che significherebbe la fine di tutte le iniziative di sostenibilità. Nessuna domanda – nessun mercato – nessun bisogno di impegnarsi in pratiche sostenibili …”

Per leggere l’articolo completo di Alain Rival clicca qui.

Alain Rival è Direttore Regionale del CIRAD per il sud-est Asiatico con base a Jakarta. Fisiologo molecolare, specializzato in epigenetica.