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18/02/2019

OLIO DI PALMA SOSTENIBILE: I CONSUMATORI SONO DAVVERO INFORMATI?

 

COSA FARE PER PROMUOVERE UN CONSUMO SOSTENIBILE?

 

Olio di palma sostenibile: quanto ne sanno i consumatori e quanti fanno scelte consapevoli? Quali politiche potrebbero adottare i governi per garantire un consumo sostenibile di olio di palma ? 

Questo è l’oggetto di uno studio dell’Università di Cambridge, pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters. 

I ricercatori hanno intervistato i consumatori britannici in merito alla loro conoscenza sull’olio di palma, sul relativo impatto ambientale, sull’ecolabelling ed in particolare sul marchio RSPO, chiedendo anche quali prodotti con marchi “ecologici” includano nel loro carrello degli acquisti.

Lo studio ha rivelato che l’awerness dell’olio di palma è molto elevata, anche se tanti associano questo prodotto a un negativo impatto ambientale, a causa delle notizie riportate dai media di tutto il mondo. Inoltre è emerso che pochissimi consumatori (il 5%) sono a conoscenza del marchio RSPO (Roundtable Sustainable Palm Oil), che garantisce la sostenibilità dell’olio di palma utilizzato. Di questi, solo l’1% ha dichiarato di includere attivamente i prodotti con l’etichetta RSPO nei propri acquisti. 

Appare evidente dalla ricerca che i consumatori non ne sanno abbastanza di questo ingrediente e non fanno scelte veramente consapevoli, nonostante gli sforzi dei produttori di coltivare palma da olio in modo sostenibile. Lo scarso utilizzo del logo volontario RSPO anche sulle confezioni dei beni di consumo che contengono effettivamente olio di palma certificato certamente non aiuta.

Partendo dalla premessa che, vista l’efficienza della produzione di olio di palma, le sue elevate rese rispetto ad altri olii vegetali ed il suo ruolo nel sostenere il reddito di milioni di persone, il boicottaggio di olio di palma non è plausibile (IUCN 2018 link), i ricercatori concludono che per promuovere un più rapido spostamento verso il consumo sostenibile di olio di palma e livelli più elevati di responsabilità lungo tutta la catena di approvvigionamento, l’ecolabel non sia uno strumento sufficiente per stimolarne la domanda. Raccomandano pertanto ai governi di adottare politiche volte a indurre i produttori di beni di consumo e distributori ad acquistare 100% di olio di palma certificato e tracciabile fino alle piantagioni, mappando e divulgando informazioni complete sulla filiera, migliorando la trasparenza.

Alcuni produttori lamentano infatti difficoltà nel collocare sul mercato l’olio di palma certificato, come si legge in questo articolo. Gli utilizzatori a volte non sono disposti a pagare un prezzo maggiore per il valore aggiunto dei prodotti sostenibili e certificati. 

 

Un po’ di numeri

I dati recentemente diffusi da ESPO (scopri di più qui) mostrano che il 99% dell’olio di palma importato in Europa è tracciabile fino al frantoio, l’84% proviene da filiere che hanno adottato criteri NDPE (No Deforestazione, No Torbiere, No Sfruttamento) e che il 74% di quello utilizzato negli alimenti è certificato RSPO.

A livello globale invece, il 20% di olio di palma sostenibile è certificato da RSPO. I sistemi di certificazione obbligatoria esistenti nei principali paesi produttori (Indonesian Sustainable Palm Oil – ISPO e Malaysian Sustainable Palm Oil – MSPO, ad esempio) e le diverse iniziative private concorrono al raggiungimento  degli obiettivi di sostenibilità fissati per il 2020. 

Per quanto riguarda l’Italia, secondo le ultime stime, l’olio di palma impiegato dall’industria alimentare proviene da filiere gestite nel rispetto dei criteri NDPE e circa il 43% è certificato RSPO.