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21/12/2018

OLIO DI PALMA SOSTENIBILE: UNA REALTA’ SEMPRE PIU’ AFFERMATA IN ITALIA

 

Si chiude il 2018 e con Giuseppe Allocca, Presidente dell’Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile, facciamo un bilancio dell’anno appena trascorso.

 

Quali sono i numeri dell’olio di palma sostenibile in Italia?

Constatiamo con soddisfazione che, secondo le ultime stime, il 100% dell’olio di palma impiegato dall’industria alimentare è ormai prodotto in modo sostenibile e nel rispetto dei criteri NDPE (No Deforestation, No Peat, No Exploitation Policy) e che circa il 43% è anche certificato RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil).

Gli ottimi risultati dell’industria alimentare però non bastano, infatti essa utilizza solo poco più del 20% dell’olio di palma importato in Italia. È di fondamentale importanza dunque che si attivino altri settori diversi dal food, per raggiungere l’obiettivo del 100% di olio di palma sostenibile utilizzato, come sottoscritto nella Dichiarazione di Amsterdam.

 

Quali sono i traguardi più importanti raggiunti dall’Unione?

Va innanzitutto ricordato che AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) aveva riconosciuto la correttezza dei nostri claim  “l’olio di palma non fa male alla salute in una dieta bilanciata” e “se sostenibile aiuta la natura”. E che l’Istituto Superiore della Sanità nel confermare la sicurezza dell’olio di palma aveva calcolato che oltre l’80% dell’intake di grassi saturi dei consumatori deriva da sostanze diverse dall’olio di palma.

Uno degli obiettivi principali raggiunti quest’anno si è realizzato sicuramente nel campo delle mense scolastiche e pubbliche. Finalmente alcuni comuni italiani, hanno chiarito nei capitolati delle gare di appalto che l’olio di palma utilizzato per le mense scolastiche e pubbliche non debba essere irragionevolmente escluso, ma debba necessariamente provenire da filiere gestite in modo sostenibile: si premia così lo sforzo dell’Unione che da oltre due anni si impegna a promuovere questo principio già condiviso a livello comunitario. Restano purtroppo ancora troppi i soggetti istituzionali che, inseguendo ideologie prive di fondamento scientifico, rifiutano l’olio di palma sostenibile appellandosi a obsolete linee guida regionali che a loro volta ignorano la scienza e le realtà nutrizionali: in molti prodotti destinati anche a consumatori di fasce d’età più sensibili, l’olio di palma è stato sostituito con sostanze addirittura più ricche di grassi saturi o più nocive per l’ambiente .

Ci auguriamo quindi che nel corso del prossimo anno tutte  le amministrazioni pubbliche a livello locale allineino progressivamente le loro posizioni alle indicazioni comunitarie per le gare a ridotto impatto ambientale (EU Green Public Procurements Food Catering Criteria) e possano favorire l’impiego di olio di palma sostenibile nell’interesse dell’ambiente e dei cittadini.

Notiamo anche con favore la forte progressiva riduzione di utilizzo del claim “senza olio di palma” in pubblicità e sui packaging, da noi contestato in molti casi di ingannevolezza.

 

Qual è oggi la percezione dell’olio di palma in Italia?

Secondo una recente autorevole ricerca di mercato condotta da Kantar, che ha analizzato la percezione e il comportamento dei consumatori nei confronti dell’olio di palma in 17 diversi paesi, prosegue il continuo miglioramento della reputazione di questo ingrediente in Italia. Anche grazie al lavoro di informazione e bilanciamento delle campagne denigratorie e di disinformazione, condotto negli ultimi anni dall’Unione anche con il sostegno della comunità scientifica, molti falsi miti che circondano l’olio di palma sono stati sfatati ed il dibattito pubblico si è ridimensionato in un’ottica sempre più costruttiva. La percezione negativa è scesa sensibilmente, sia per quanto riguarda l’aspetto salutistico, sia per quanto riguarda l’impatto ambientale. La salute rimane il principale argomento di sensibilità, pur risultando  in prevedibile crescita la tematica ambientale anche  a causa anche del continuo e strumentale boicottaggio da parte di alcune aziende per fini meramente commerciali. (caso Iceland)

Desideriamo ricordare che un rapporto pubblicato lo scorso luglio a cura dell’autorevole IUCN (Internation Union for Conservation of Nature) ha mostrato che il boicottaggio dell’olio di palma a favore di altri oli vegetali non apporterebbe nessun beneficio all’ambiente, anzi avrebbe un impatto ancora maggiore su habitat e biodiversità. La stessa tesi è sostenuta da tempo dal WWF, anche in Italia.

Sottolineiamo inoltre che recentemente Greenpeace ha ribadito che il boicottaggio di prodotti contenenti l’olio di palma non è la soluzione per fermare la deforestazione, perché l’olio di palma verrebbe sostituito dallo sfruttamento intensivo di altre colture oleaginose con impatti ambientali persino più severi, in un mondo destinato a vedere necessariamente incrementato il fabbisogno di sostanze grasse in molteplici e vitali settori.

 

In conclusione possiamo tranquillamente ribadire che l’olio di palma è un ingrediente utile, sicuro e nutrizionalmente equilibrato considerato il suo uso in una dieta corretta. Quella della palma da olio è una delle colture più sostenibili, la cui produzione si va espandendo anche in altri continenti e in aree non soggette a deforestazione, mentre i sistemi di certificazione si stanno sempre più perfezionando e cresce l’impegno di tutti gli stakeholders a garantire uno sviluppo sostenibile dell’intera filiera di produzione. È quindi necessario che tutti gli attori della filiera (produttori, trasformatori, governi, enti certificatori, ONG…) uniscano le forze creando sinergie e campagne di  congiunte di corretta informazione, che permettano di guidare la utilizzazione  anche nel mercato italiano di questa importante materia prima, fonte millenaria di nutrizione  in tutto il mondo.