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07/07/2017

Perché mai i prodotti contenenti olio di palma dovrebbero essere esclusi dalle mense universitarie?

 

“La Prima commissione Affari istituzionali (della Regione Marche, ndr) ha approvato a maggioranza, nel pomeriggio di lunedì, il Piano regionale per il diritto allo studio per il triennio 2017-2019 […] includendo l’invito a non utilizzare nelle mense universitarie prodotti contenenti olio di palma e suoi derivati.

Questo è il provvedimento approvato dalla Prima Commissione Affari Istituzionali della Regione Marche e pubblicato sul sito del Consiglio regionale a questo link.

Come Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile ci chiediamo: perché i prodotti contenenti olio di palma dovrebbero essere esclusi dalle mense universitarie?

Dal punto di vista della salute, ad oggi, nessun Istituto o Ente o Organizzazione nazionale o internazionale ha mai ritenuto di vietare o eliminare l’olio di palma dall’alimentazione. E neppure limitarne l’uso in via precauzionale. Questo perché non esistono evidenze scientifiche che giustifichino una decisione così fuorviante. Lo conferma l’Istituto Superiore di Sanità, lo studio della Nutrition Foundation of Italy, sottoscritto da 24 esperti italiani e pubblicato da vari organismi rappresentativi delle più importanti società medico-scientifiche nazionali, in cui si afferma che l’olio di palma può fare parte a pieno titolo della nostra alimentazione e che non presenta rischi in una dieta bilanciata. Lo conferma l’analisi di 51 studi e ricerche scientifiche sul palma realizzata dall’Istituto Mario Negri, che ha notevolmente ridimensionato il ruolo negativo degli acidi grassi saturi (di cui è composto l’olio di palma per circa il 49%. Meno del burro) sull’innalzamento del colesterolo sanguigno, principale fattore di rischio delle malattie cardiovascolari. Lo ribadisce l’Istituto Superiore di Sanità, che ha affermato: La letteratura scientifica non riporta l’esistenza di componenti specifiche dell’olio di palma capaci di determinare effetti negativi sulla salute, ma riconduce questi ultimi all’elevato contenuto di acidi grassi saturi dell’olio di palma rispetto ad altri ingredienti alimentari”. Peraltro, ribadisce l’ISS, oltre l’80% dei grassi saturi che assumiamo deriva da altri alimenti quali carni, latticini, uova, altri olio e grassi, etc. Infine, qualora ce ne fosse ancora bisogno, lo dichiara nel testo del Parere che ha redatto a riguardo l’EFSA: “Non sono stati identificati dati rilevanti relativi alla tossicità di questo ingrediente” (l’olio di palma). La stessa EFSA, peraltro, sta rivedendo il suo studio circa i livelli di contaminanti tollerabili per l’uomo, alla luce delle più recenti e rassicuranti indicazioni fornite in merito da FAO e OMS. In ogni caso il problema dei microresidui di contaminanti riguarda il vasto campo dei comuni alimenti sensibilmente “termizzati durante il processo di lavorazione o di utilizzo, e nel settore oli e grassi, solo quelli lavorati sopra i 200°C. Nel caso dell’olio di palma utilizzato dai principali operatori è ormai sempre più frequente il ricorso al cosiddetto olio di palma mitigato cioè lavorato a temperature sotto i 200°C , perciò sostanzialmente privo di residui .

Di quali altre prove scientifiche ci sarebbe ancora bisogno per spiegare ai detrattori dell’olio di palma che non esiste alcuna ragione concreta per demonizzare questo ingrediente?

Per chi avesse ancora qualche titubanza, è utile ricordare che quando si parla di prodotti “senza olio di palma” sarebbe bene non limitarsi alle apparenze, ma prestare la dovuta attenzione alle tabelle nutrizionali. Basterebbe questa piccola accortezza per capire se un prodotto senza olio di palma sia effettivamente migliore sotto il profilo nutrizionale. Spesso i prodotti con olio di palma risultano avere un quantitativo di grassi saturi uguale (se non inferiore) ai prodotti riformulati, ovvero prodotti in cui l’olio di palma è stato sostituito con altri oli. Si veda ad esempio l’analisi recentemente pubblicata da Campagne Liberali.

Perché dunque invitare a non utilizzare l’olio di palma come ha fatto la commissione Affari Istituzionali della Regione Marche?

Dal punto di vista della sostenibilità, poi, l’olio di palma è tra gli oli vegetali più sostenibili in assoluto (sia per le formidabili rese per ettaro, e quindi per il minore utilizzo di suolo rispetto ad altri olii che di minore richiesta di pesticidi, fertilizzanti, acqua, energia) e, l’eventuale sostituzione con altri oli o grassi (es. burro) porterebbe ad un maggior impatto ambientale.

Ricordiamo infine che la stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) si era espressa per la correttezza delle nostre seguenti comunicazioni sull’olio di palma: “non presenta rischi per la salute in una dieta bilanciata” e “la sua coltivazione sostenibile aiuta a rispettare la natura”.

Non comprendiamo, in conclusione, quali siano le motivazioni che hanno spinto i membri di questa commissione ad assumere una decisione così fuorviante e distorsiva del mercato.

Rivolgiamo pertanto un appello alle istituzioni affinché sia garantito il diritto ad una chiara informazione dei consumatori, sulla base di informazioni chiare, corrette e scientificamente avvalorate ed evitati provvedimenti arbitrari, lesivi del diritto ad un libero mercato, nel rispetto delle normative vigenti.