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17/07/2024

Senza Olio di Palma o Con Olio di Palma Sostenibile ? Risponde la Scienza

L’ultima edizione dell’Osservatorio Immagino conferma l’inesorabile declino del claim “senza olio di palma”. La parabola discendente è molto chiara soprattutto osservando il trend delle vendite a volume, che nel 2023 sono calate del -5%, dopo aver fatto registrare un -6,9% nel 2022, e per la prima volta scivolano al terzo posto nella classifica per fatturato.

Con la memoria che va al boom di vendite del 2018 – allora si era toccata la doppia cifra delle quote di mercato e nei tassi di crescita – le 2.513 referenze “senza olio di palma” di oggi rappresentano appena il 2,9% del cosiddetto “universo del free from”.

Certo, il fatturato complessivo è cresciuto del +8,3% su base annua. Ma questo è riconducibile all’inflazione che ha pesato su tutti i generi alimentari e che sta ancora creando difficoltà all’industria di trasformazione.

Crisi geopolitiche, speculazioni sulle materie prime e soprattutto le nuove normative Ue sui green claim e il greenwashing possono aver indotto una maggiore cautela nel fare ricorso al claim “senza olio di palma”. Ma forse la vera ragione è da ricercarsi nella sempre maggiore diffusione di evidenze scientifiche a supporto del fatto che l’unica alternativa valida e sostenibile all’olio di palma è  il ricorso all’olio di palma certificato sostenibile, perché la sostituzione con altri oli vegetali potrebbe avere impatti negativi sia in termini di deforestazione che di emissioni di gas serra.

senza olio di palma

A questo proposito, vale la pena citare le simulazioni effettuate dai ricercatori del Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (Cmcc) e del Politecnico di Milano, pubblicate  nell’articolo “Deforestation and greenhouse gas emissions could arise when replacing palm oil with other vegetable oils”. Sostituire l’olio di palma con altri oli vegetali, secondo gli autori, richiederebbe molta più terra a causa del loro minor rendimento per ettaro. I ricercatori hanno stimato che questo cambiamento potrebbe mettere a rischio fino a 52 milioni di ettari di foreste negli otto principali paesi produttori analizzati (Argentina, Brasile, Canada, Cina, India, Russia, Ucraina, USA). Questa conversione del suolo potrebbe compensare eventuali risparmi sulle emissioni derivanti da minori input agricoli, mantenendo o addirittura aggravando i problemi di deforestazione ed emissioni. Al contrario – si legge nel report – se l’intera produzione globale di olio di palma fosse certificata come sostenibile e deforestation-free le emissioni si ridurrebbero del 92%.

Secondo Osservatorio Immagino, a fronte di un’offerta in calo del -4,5%, è rimasta ancora ampiamente positiva, invece, la componente di domanda (+12,8%), sorretta anche da una elevata pressione promozionale, che va incontro alla percezione del consumatore, ancora vincolato da pregiudizi.

La più recente conferma di questa criticità ci giunge con l’articolo “Are consumers still barking up the wrong (palm) tree? Insights into perceptions towards palm oil-related labels and claims”, pubblicato da un pool di ricercatori tedeschi (Università di Gottinga e Freising). Lo studio analizza le percezioni dei consumatori tedeschi riguardo ai claim su olio di palma e come questi influenzino le scelte di acquisto. I ricercatori hanno messo in evidenza il cosiddetto “effetto alone” (halo effect), che porta i consumatori a considerare i prodotti “senza olio di palma” come più sani e sostenibili, pur in assenza di prove concrete a supporto di questo pregiudizio.

Resta infatti la convinzione che l’olio di palma sia tuttora il principale responsabile della deforestazione e della perdita di biodiversità. Il 61,3% degli intervistati è preoccupato proprio di questo. Mentre il 75,7% ritiene che la sua sostituzione potrebbe essere risolutiva. Inoltre, emerge che i consumatori percepiscono generalmente l’assenza di olio di palma nei prodotti come un’opzione più sana e sostenibile, rispetto all’olio di palma certificato sostenibile. Appena il 7,4% degli intervistati ritiene che l’olio di palma prodotto in modo sostenibile offra benefici ambientali.

Questa frattura tra il percepito e il reale era già stata messa in evidenza da ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in due studi pubblicati nel 2022 e 2023, dai quali è emerso chiaramente quanto la percezione dei consumatori italiani sia influenzata da disinformazione e pregiudizi e che sia necessaria quindi una comunicazione più efficace e incisiva. Alle stesse conclusioni sono arrivati gli autori del paper Can consumers understand that there is more to palm oil than deforestation?, pubblicato nel 2023 sulla rivista Sustainable Production and Consumption.

Come spiega la prof Guendalina Graffigna “L’etichetta “senza” determina una forte distorsione cognitiva nella valutazione dei prodotti alimentari. Tanto da indurre i consumatori a pensare che quel prodotto sia anche di maggiore qualità, più salutare e più rispettoso dell’ambiente indipendentemente dal tipo di ingrediente eliminato poiché ciò che guida la valutazione è l’etichetta “senza” e non l’ingrediente escluso”.

E’ per questo motivo che l’Unione nel 2024, in collaborazione con il proprio Comitato Tecnico Scientifico ed il supporto di Amici della Terra, EngageMind Hub, Orangutan Land Trust, RSPO e Solidaridad,  ha lanciato una campagna di informazione dal titolo “Olio di Palma SOSTENIBILE: una parola che fa la differenza”.