Uno studio recentemente pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Nature conferma che la miglior alternativa all’olio di Palma è l’olio di palma sostenibile. Sophie Parsons, Sofia Raikova e Christopher J. Chuck, autori dell’articolo scientifico “The viability and desirability of replacing palm oil” dopo aver analizzato tutte le opzioni concludono che non esistono i presupposti economici e ambientali per la sostituzione dell’olio di palma e che l’alternativa è investire su efficienza e sostenibilità della filiera dell’olio di palma.
Diversi studi hanno confermato che l’olio di palma in una dieta bilanciata non presenta alcun rischio per la salute e al contrario è un ingrediente salutare. Ma in un recente rapporto pubblicato dalla Commissione EAT-Lancet lo ha addirittura promosso nella “dieta planetaria”, ritenendolo ideale fonte di grassi saturi aggiunti per nutrire miliardi di persone in modo sostenibile. Infatti, fornisce un nutriente sicuro con un elevato grado di sostenibilità e una produttività superiore rispetto a quella di tutti gli altri oli vegetali.
È proprio nel contesto della sostenibilità ambientale che si concentrano gli studi più recenti come quello pubblicato da Nature. L’interesse per l’olio di palma segue tre filoni che, partendo da premesse diverse, arrivano allo stesso risultato. Il primo muove dall’idea che la filiera dell’olio di palma sia dannosa per l’ambiente e la biodiversità. Il secondo invece, prova a valutare le possibili alternative per alimentare in modo sostenibile una popolazione mondiale in crescita.
Entrambi i filoni dimostrano che è possibile coltivare palme da olio e produrre olio di palma secondo pratiche sempre più sostenibili. La filiera dell’olio di palma, più di qualsiasi altra, gode di ulteriori impressionanti margini di miglioramento grazie all’avanzamento nelle tecniche agronomiche e l’adozione di standard di certificazione e politiche coerenti con i Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite.
I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono il benchmark di riferimento per il terzo filone di studi, il cui obiettivo è evidenziare come l’olio di palma sostenibile può favorire il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.
Il lavoro pubblicato da Nature si pone l’obiettivo di valutare se esistano effettivamente possibili alternative all’olio di palma. Gli autori hanno analizzato le diverse opzioni – altri oli vegetali come olio di colza e di girasole, oli esotici alternativi come olio di cocco e burro di karité e gli oli microbici monocellulari – esaminandole da una prospettiva tecnica, ambientale ed economica.
Gli altri oli vegetali, la prima categoria investigata, consumano più terreno dell’olio di palma a parità di produzione e richiedono costi maggiori di lavorazione. Lo stesso vale, anche se con dinamiche diverse, per gli altri oli tropicali. Per alcune formulazioni sarebbero richieste miscelazioni con altri grassi esotici non disponibili in adeguati volumi e con maggiori impatti.
Lo studio analizza anche l’alternativa degli oli di singola cellula o Single Cell Oil (SCO), ottenibili da microrganismi monocellulari (principalmente lieviti, funghi e alghe), in fase di sperimentazione per un possibile impiego come biocarburanti, che offrono caratteristiche simili a quelle dell’olio di palma. I costi di produzione, tuttavia, sono ancora molto proibitivi per ipotizzare una sostituzione su vasta scala.
Secondo gli esperti tentare di replicare in laboratorio le caratteristiche naturali dell’olio di palma presenta non poche criticità. Ad esempio, la complessità delle specie di trigliceridi presenti in natura, legate a una molecola di glicerolo e presenti nell’olio di palma in varie configurazioni, difficilmente possono essere perfettamente duplicate dalle attuali tecnologie. Inoltre, è possibile che il metabolismo umano non riesca a tollerare troppe molecole artificiali (leggi qui).
Di conseguenza i Single Cell Oil restano una prospettiva su cui continuare ad investire e studiare, ma difficilmente potranno rappresentare una alternativa sostenibile.
Anche questo studio arriva a concludere che non esistono i presupposti economici e ambientali per sostituire l’olio di palma su larga scala e che l’unica strada da percorrere è quella di investire sull’efficienza della filiera dell’olio di palma sostenibile per garantire una risposta all’esigenza di una domanda alimentare crescente a livello globale.