Ferrero lancia un forte segnale di incoraggiamento al mondo dell’industria dimostrando che una filiera di olio di palma sostenibile è possibile, classificandosi al primo posto nella nuova edizione del Palm Oil Buyers Scorecard del WWF che prende in esame 173 aziende tra i principali retailer, produttori di beni di consumo e aziende di food service in relazione al loro supporto all’impiego di olio di palma sostenibile.
Si tratta una conferma importante. Anche nella precedente Palm Oil Buyers Scorecard di WWF, pubblicata nel settembre 2016, Ferrero aveva ottenuto un punteggio di 9 punti su 9 e, tra le 137 aziende globali considerate nell’indagine, ed era stata riconosciuta come una delle aziende leader nel perseguimento dell’obiettivo di fare dell’olio di palma certificato sostenibile e tracciabile uno standard per tutte le aziende. Nello stesso anno anche il Palm Oil Scorecard 2016 di Greenpeace identificava Ferrero come una delle due aziende leader nella valutazione complessiva e, tra le 14 aziende globali di beni di consumo valutate, come l’unica capace di tracciare fino alla piantagione di origine quasi il 100% dell’olio di palma acquistato.
Attraverso la Carta Ferrero per l’Olio di Palma, adottata nel 2013, l’azienda ha reso effettivo il proprio impegno per la produzione di olio di palma sostenibile, sia a livello sociale che ambientale, andando oltre i già adottati schemi certificativi, lavorando in sinergia con i propri fornitori. Ferrero è inoltre dal 2015 membro del Palm Oil Innovation Group (POIG), una piattaforma di cui fanno parte ben 9 associazioni ambientaliste internazionali.
Secondo le valutazioni del WWF, sono diverse le aziende che hanno fatto molti passi avanti, dimostrando di essersi impegnate concretamente nella sostenibilità dell’approvvigionamento di olio di palma, non solo garantendo l’utilizzo di 100% di olio di palma sostenibile nelle filiere, ma anche sostenendo i piccoli proprietari terrieri e le comunità locali e proteggendo la biodiversità nelle zone più a rischio deforestazione.
Un segnale interessante che dimostra che impegnandosi a fondo la filiera può raggiungere questo obiettivo. Sebbene il gap da colmare sia notevole (meno della metà delle aziende analizzate impiega già 100% olio di palma certificato sostenibile e circa un quarto delle aziende analizzate non ha ancora dichiarato alcun impegno sull’olio di palma sostenibile) secondo le ultime analisi comparative, quello dell’olio di palma resta comunque il settore con il maggior numero di impegni in politiche di sostenibilità e il più robusto e avanzato sistema di certificazione tra quelli considerati a rischio deforestazione.
Ma il WWF con il suo Palm Oil Buyers Scorcard non si limita solo a dare pagelle alle imprese. Ribadisce anche la sua posizione sull’olio di palma con alcuni importanti key messages, sintetizzabili in “il boicottaggioio non è la soluzione, l’olio di palma può essere prodotto in modo responsabile, proteggendo la natura e beneficiando le comunità” e stilando un elenco di raccomandazioni per le imprese, i governi dei paesi produttori e dei paesi utilizzatori, il sistema finanziario, e i consumatori.
Messaggi e raccomandazioni che rispondono all’obiettivo condiviso da tutti i membri dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile: promuovere la domanda di olio di palma sostenibile da parte di industrie, grande distribuzione e consumatori, per sostenere questo processo di transizione in Italia, contribuendo a fare dell’olio di palma sostenibile uno standard globale che possa concorrere al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dall’ONU.
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