Comunicati, News

12/06/2023

IL FUTURO DELL’OLIO DI PALMA: CERTIFICATO SOSTENIBILE E DEFORESTATION-FREE

Il punto di vista della scienza e delle ONG:

il boicottaggio non è la soluzione, più inclusione, innovazione e cooperazione per raggiungere gli SDGs e corretta comunicazione per un consumo consapevole e una produzione responsabile.

 

La sostenibilità tiene acceso il futuro” è stato il messaggio chiave dell’edizione 2023 del recente Festival dello Sviluppo Sostenibile, promosso da ASviS  dall’8 al 24 maggio in tutta Italia, al quale l’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile ha partecipato organizzando un ciclo di eventi on line per aumentare la consapevolezza delle sfide legate allo sviluppo sostenibile della filiera dell’olio di palma. Perché, come sottolinea ASviS, “Solo attraverso le scelte e i comportamenti individuali e collettivi consapevoli di ciò che significa sostenibilità economica, sociale e ambientale, possiamo contribuire a tenere viva la prospettiva di un futuro più sostenibile”.

 

Il nuovo regolamento contro la deforestazione

Il tema centrale attorno al quale si sono sviluppati gli autorevoli interventi di accademici e ong è stato il nuovo regolamento comunitario contro la deforestazione (EUDR). Ad illustrare il nuovo impianto normativo è stato invitato il prof. Davide Pettenella (Università degli Studi di Padova) il quale ha sottolineato che la filiera dell’olio di palma è tra quelle che saranno in grado di rispondere meglio e rapidamente alla nuova legislazione poiché da tempo sono stati sviluppati schemi di certificazione accurati che hanno già portato ad evidenti risultati positivi nella lotta alla deforestazione nei principali paesi produttori. Pettenella ha tuttavia posto l’accento su alcune questioni ancora aperte: il regolamento EUDR dovrà essere applicato in modo inclusivo e uniforme per evitare la creazione di mercati dualistici, winner e looser, difformità nell’attuazione e dei controlli da parte degli Stati membri e nell’integrazione con i sistemi di certificazione volontaria.

 

Come si pone lo standard di certificazione RSPO in relazione alle nuove disposizioni previste dal regolamento EUDR?

Ruben Brunsveld – Deputy Director of Europe, the Middle East and Africa (EMEA), Roundtable on Sustainable Palm Oil (RSPO) – ha spiegato perché lo standard RSPO, che non prende in considerazione solo la deforestazione ma copre i tre pilastri della sostenibilità (Pianeta, Persone e Prosperità), consentirà a chi lo ha già adottato o lo adotterà una più agevole applicazione del regolamento EUDR. Sono già stati individuati attraverso una gap analysis gli ulteriori adeguamenti tecnici necessari per allineare lo standard RSPO ai requisiti richiesti per definire l’olio di palma “deforestation-free” ai sensi del nuovo regolamento e fornire le richieste garanzie agli organi di controllo, alla supply chain ed ai consumatori.

 

Che prospettive si aprono alla luce delle recenti proposte introdotte a livello comunitario in materia di comunicazione ambientale?

Si è trattato anche di altre iniziative normative dell’UE che impatteranno sulla verifica di sostenibilità delle produzioni di olio di palma, come ad esempio le proposte di direttive per il contrasto al greenwashing e quelle sui green claim. Secondo il Prof Pettenella “si tratta di un passo in avanti verso una comunicazione più corretta, dove certi messaggi semplicistici e talvolta profondamente sbagliati come il “senza olio di palma” non avranno più spazio”.

Il prof. Michele Fino (Professore Associato di Diritto Europeo, Food Law ed Ecologia Giuridica, Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo) ha sottolineato l’interessante interazione tra il regolamento contro la deforestazione EUDR e le norme nascenti in materia di contrasto al greenwashing, che rafforzano il ruolo e il percorso già intrapreso da RSPO, ferma restando l’esigenza di migliorare lo standard e allargare la base di coloro che a tale standard fanno riferimento. “Vista l’importanza dei volumi di olio di palma sostenibile certificato che arriva nell’Unione Europea – ha osservato il Prof. Fino – è assolutamente plausibile che questo sia il settore che più rapidamente può arrivare a una perfetta compliance, anche perché proprio grazie a RSPO sta già intraprendendo un percorso in linea con le indicazioni della normativa europea”.

 

Olio di palma certificato sostenibile deforestation-free: la migliore alternativa per il Pianeta, le Persone e la Prosperità

Dai dati preliminari di un’analisi sull’impronta ambientale dell’olio di palma e delle tre principali alternative presentati dalla dr.ssa Cinzia Chiriacò, della Fondazione CMCC è emerso che se si ipotizzasse di sostituire l’attuale produzione di olio di palma con oli alternativi come quello di soia, colza o girasole, l’emissione di gas serra aumenterebbe fino al 31%; di contro se l’intera produzione di olio di palma diventasse deforestation-free le sue emissioni si ridurrebbero di circa il 90%.

La filiera dell’olio di palma contribuisce a migliorare le condizioni di vita di milioni di piccoli agricoltori e ha innegabili impatti positivi sullo sviluppo socio-economico dei paesi produttori. Esistono dei punti critici ma i sistemi di certificazione sostenibili sono identificati come una possibilità per migliorare la situazione. Su questo punto concordano Matteo Bellotta – ricercatore della Fondazione CMCC e co-autore di una ricerca sugli impatti socio-economici della filiera dell’olio di palma – Marieke Leegwater e Michel Riemersma di Solidaridad, un’organizzazione internazionale della società civile fondata nel 1969 cn  l’obiettivo di facilitare lo sviluppo di filiere sostenibili dal punto di vista socio-economico e ambientale.

La ricerca scientifica dimostra quindi come è impossibile, inutile ed insostenibile immaginare un futuro senza olio di palma: la strada da percorrere non è il boicottaggio bensì lo sviluppo della sua filiera in modo sostenibile.  

 

Inclusione e innovazione, gli elementi chiave per uno sviluppo sostenibile

Solidaridad ritiene indispensabile che il regolamento EUR venga applicato in maniera inclusiva per non tagliare fuori dal mercato EU gli smallholder, che rappresentano circa il 40% della produzione globale. La raccomandazione è rivolta non solo alle istituzioni ma anche alle grandi aziende, che dovrebbero supportare i piccoli agricoltori nell’adozione delle buone pratiche e delle innovazioni tecnologiche indispensabili per garantire, ad esempio, geolocalizzazione delle piantagioni e tracciabilità delle materie prime, come quelle illustrate da Luca Foresta, esperto di telerilevamento di Satelligence .

In questo senso è interessante anche la case history presentata da Elena Proietti, Vice Presidente di Confindustria Foligno e Export Manager dell’azienda di famiglia Erreppi, da poco entrata a far parte dell’Unione come membro sostenitore. L’azienda produce una macchina agricola progettata ad hoc per meccanizzare la raccolta dei frutti e altre attività nelle piantagioni di palma da olio con grandi vantaggi in termini di produttività, riduzione degli impatti ambientali, sicurezza del lavoro, professionalizzazione, formazione e inclusione degli smallholder e delle donne.

 

Il punto di vista del WWF

Gli accademici e le ONG concordano quindi sul fatto che il boicottaggio dell’olio di palma sposterebbe semplicemente i problemi altrove, sul ruolo fondamentale degli smallholder e sulla necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica, promuovendo un consumo consapevole e critico che possa valorizzare l’impegno delle aziende responsabili. Queste posizioni sono fortemente condivise da WWF. Lo ha ribadito Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità di WWF Italia, che ha espresso una posizione molto critica in merito al boicottaggio indiscriminato dell’olio di palma, ritenuto controproducente sotto diversi aspetti, confermando la robustezza dello standard RSPO per la certificazione di sostenibilità e condannando la campagna denigratoria di cui l’olio di palma è stato vittima, che ha di fatto rallentato la progressione della transizione della filiera verso modelli di produzione sostenibili. Le raccomandazioni del WWF alla business community ed ai consumatori sono state molto chiare: l’olio di palma sostenibile certificato RSPO è la migliore alternativa all’olio di palma. Produttori, utilizzatori e consumatori sono tutti chiamati a fare la loro parte per rendere al più presto l’olio di palma certificato sostenibile la norma.

Comunicazione. Come assicurare una corretta informazione del consumatore?

Sul tema della comunicazione al consumatore scende in campo l’associazione Cittadinanzattiva. “Sulla questione dell’olio di palma – ha affermato Tiziana Toto, Responsabile Politiche dei consumatori – nel corso degli anni c’è stata una campagna di disinformazione che ha portato alla demonizzazione di questo prodotto senza l’essenziale distinzione della provenienza dell’olio di palma da filiere certificate sostenibili piuttosto che da filiere che non lo sono. Queste informazioni negative sono difficili da scalfire nel breve termine ma se si fa corretta informazione affrontando il tema in modo approfondito il nostro augurio è quello di riuscire a far capire che cosa significa il concetto di olio di palma certificato sostenibile deforestation-free rispetto alle altre varietà.“

“Il consumatore deve essere protagonista attivo, insieme alle aziende e ai legislatori, del cambiamento della filiera dell’olio di palma. Il progetto “Nutrizione sostenibile e lotta agli sprechi” nasce proprio con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza relativamente ai temi dell’alimentazione sostenibile, dell’importanza delle filiere certificate e della riduzione degli sprechi. Il progetto pilota 2023 – ha spiegato Cinzia Pollio, Senior Project Manager, Politiche dei consumatori – prevede una prima fase di formazione online dei nostri referenti associativi su scala nazionale, con la successiva condivisione di materiale formativo di facile fruizione, alla quale seguirà un’attività di sensibilizzazione e informazione sul territorio prescelto per il pilota, la Regione Puglia”.

 

Il futuro dell’olio di palma: certificato sostenibile e deforestation-free

“L’unica alternativa all’olio di palma ora e in futuro è l’olio di palma sostenibile, lo hanno ancora una volta confermato la scienza e le ong. Le regole proposte dall’UE per contrastare la deforestazione ed il greenwashing vanno nella giusta direzione, anche se restano alcuni nodi da risolvere E’ necessario favorire l’inclusione degli smallholder, il trasferimento delle innovazioni attraverso cooperazione e partenariato –  ha commentato Mauro Fontana, Presidente Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile a conclusione del ciclo di incontri –  La filiera dell’olio di palma sostenibile in ogni caso è all’avanguardia perché può contare su uno standard di certificazione volontaria robusto e in continuo miglioramento come RSPO, e sul supporto di tecnologie innovative per il monitoraggio satellitare e la valutazione e mitigazione dei rischi. La certificazione è uno strumento indispensabile per la supply chain ma anche una garanzia per il consumatore, che deve essere tutelato dalla disinformazione e dalle comunicazioni ingannevoli e aiutato a scegliere consapevolmente, premiando le aziende responsabili e stimolando le altre ad allinearsi. “.

 

Per maggiori informazioni e per rivedere gli interventi:

EUDR e olio di palma sostenibile: sfide e opportunità (8 maggio 2023)

Olio di palma sostenibile: inclusione, innovazione e cooperazione (16 maggio 2023)

Olio di palma sostenibile: consumo e produzione responsabili (23 maggio 2023)