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08/03/2024

Olio di palma sostenibile: la migliore alternativa al “senza”

 

A quasi dieci anni dalla nascita dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile – nel 2025 – è il momento di fare una riflessione sullo stato di salute della filiera dell’olio di palma, in termini di sostenibilità e anche reputazionali.

 

La 14ma edizione del rapporto “Osservatorio Immagino”, l’ultimo Forest Declaration Assessment 2023 ed il rapporto Forest 500 2023 di Global Canopy confermano dati alla mano il percorso virtuoso compiuto dall’olio di palma certificato sostenibile e un’interessante articolo scientifico appena pubblicato ha dimostrato che un mondo senza olio di palma non sarebbe più green.

Stando  alle rilevazioni dell’Osservatorio Immagino, il fuorviante e scorretto claim “senza olio di palma” è ormai in declino da oltre tre anni. Nel 2023 infatti, le vendite di prodotti con questo claim sono diminuite del -4,1%, in termini di volumi. A fronte di un’offerta in calo del -4,6%. In termini assoluti, il numero di etichette con indicazione “senza olio di palma” presenti in supermercati e ipermercati è di 2.629, contro le poco più di 3mila rilevate nel 2021. Anche le dimensioni economiche delle vendite – oltre 1,5 miliardi di euro di sell-out, con una crescita del +12,1% rispetto all’anno finito a giugno 2022 – vanno ricondotte essenzialmente all’inflazione che ha colpito tutti i prodotti alimentari.

Fonte: Oi 2023 • 2 Osservatorio Immagino GS1 Italy Le etichette dei prodotti raccontano i consumi degli italiani

 

È un ottimo risultato. Vuol dire che al consumatore l’olio di palma non fa più così paura. Certo, sul lato dell’offerta forse potrebbe aver influito anche la temporanea carenza di olio di girasole, dovuta alla crisi russo-ucraina, ma questo ha posto automaticamente in luce anche la necessità di poter contare sempre su filiere resilienti e materie prime alternative.

Sono ormai sempre più relegate a “fake news” nell’immaginario dei consumatori le percezioni sulla sua nocività. Alle obiezioni delle comunità scientifiche si sono aggiunte nuove evidenze in merito al ruolo fisiologico dei grassi saturi in una dieta bilanciata ed equilibrata.

Sono altrettanto evidenti a tutti i risultati raggiunti in ambito di sostenibilità ambientale. La deforestazione legata all’olio di palma in Indonesia e Malesia è drasticamente diminuita nonostante la produzione di olio di palma sia aumentata.

Fonte: Heilmayr, R., & Benedict, J. (2022). Indonesia makes progress towards zero palm oil deforestation. Trase. https://doi.org/10.48650/50NG-RT71

 

La filiera dell’olio di palma è diventata un modello di sostenibilità e resilienza che ha anticipato su base volontaria il legislatore. L’EUDR si applicherà prendendo  spunto anche dalle buone pratiche dei produttori e delle imprese utilizzatrici di olio di palma. Tra cui le nostre associate.

Oggi, sulla base di questi presupposti, possiamo sottolineare con soddisfazione che, in una Europa a 27, dove l’olio di palma certificato sostenibile è pari a circa il 90% del totale importato, l’Italia fa da traino con una quota che  supera  il 95%.

Certo, il nostro lavoro non è terminato. L’approccio ideologico non è stato completamente debellato, ma si sta facendo sempre più strada l’approccio scientifico e olistico. Si è poi in attesa dei nuovi scenari post elettorali in Europa. L’EUDR, pur con i suoi elementi virtuosi, rappresenta ancora per certi versi una nebulosa amministrativa per le imprese e una fonte di preoccupazione – per non dire di vere e proprie tensioni – agli occhi dei Paesi produttori. Le crisi geopolitiche, in particolare quella del Mar Rosso, restano un variabile indipendente di incertezza. Inoltre, di fronte all’aumento della popolazione mondiale, che ha raggiunto gli 8 miliardi alla fine del 2022, emerge la problematica della stagnazione produttiva di tutti gli oli vegetali, incluso l’olio di palma.

Questo contesto di incertezza, che mette a rischio anche gli equilibri già precari della garanzia di disponibilità alimentare (food security), eleva l’olio di palma sostenibile a un ruolo chiave come materia prima insostituibile con impatti ambientali positivi e molto concorrenziali rispetto agli oli vegetali alternativi. Come dimostra il recente studio pubblicato su Science of the Total Environment, la ipotetica sostituzione dell’olio di palma con olio di soia, colza e girasole potrebbe mettere in pericolo fino a 51,9 Mha di foreste globali, con un effetto irrilevante sulla riduzione delle emissioni. Al contrario, il passaggio dell’intera produzione di olio di palma a un modello zero deforestazione produrrebbe una riduzione del 92% delle emissioni di gas serra.

Si conferma quindi che la migliore alternativa all’olio di palma non è il “senza olio di palma”, ma l’olio di palma sostenibile.

 

Fonte: Maria Vincenza Chiriacò, Nikolas Galli, Monia Santini, Maria Cristina Rulli, Deforestation and greenhouse gas emissions could arise when replacing palm oil with other vegetable oils, Science of The Total Environment,Volume 914, 2024,169486, https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2023.169486