In occasione del dibattito che si è tenuto nel corso del Festival del Giornalismo Alimentare di Torino, Giuseppe Allocca, Presidente dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, ribadisce la necessità di evitare ingiustificati allarmismi sull’olio di palma, troppo spesso demonizzato
“L’olio di palma è al centro di un dibattito mediatico che vede più voci alternarsi tra rassicurazioni e allarmismi. Eppure la scienza concorda nell’affermare che l’olio di palma è un ingrediente come tanti altri che non va demonizzato. E’ proprio di oggi la notizia di un report pubblicato il 31 gennaio su International Journal of Food Sciences and Nutrition e sottoscritto da 24 esperti italiani, 16 dei quali in rappresentanza di società scientifiche nazionali, che conferma che gli effetti dell’olio di palma sulla salute sono da considerarsi paragonabili a quelli di altri oli o grassi ricchi di acidi grassi saturi. Quindi, considerare un prodotto senza olio di palma “come intrinsecamente migliore rispetto a un prodotto con olio di palma non è corretto”. Quando si fa comunicazione alimentare bisogna analizzare le fonti a disposizione per veicolare un’informazione equilibrata, senza pregiudizi e basata sulle verità scientifiche più recenti”
ha dichiarato Giuseppe Allocca, Presidente dell’Unione Italiana per l’Olio di Palma Sostenibile, commentando il dibattito dal titolo “L’anno dell’olio di palma. La battaglia di comunicazione che divide i consumatori” che si è tenuto nel corso della seconda edizione del Festival del Giornalismo Alimentare di Torino.
Purtroppo, le informazioni sull’olio di palma sono spesso mal interpretate. Qualche esempio? L’incidenza dell’olio di palma sul consumo giornaliero di grassi saturi, che da parte dei detrattori sembrerebbe essere decisivo e determinante, mentre l’Istituto Superiore di Sanità afferma che circa l’80% dei grassi saturi che mangiamo viene da alimenti come carni, formaggi e uova. Eliminare l’olio di palma, quindi, non inciderebbe in modo così determinante sul nostro livello di assunzione giornaliera di grassi saturi.
“Ma di esempi di informazioni poco corrette sull’olio di palma ce ne sono tanti” – prosegue Allocca. “Recentemente si è parlato di presenza di contaminanti di processo in prodotti che contengono oli e grassi vegetali e animali portati ad alte temperature (e quindi anche nell’olio di palma). Tuttavia, a dimostrazione che non si può né si deve generalizzare, è intervenuta Stiftung Warentest, un’associazione di consumatori tedesca, la quale ha documentato, con test analitici, che esistono oli di palma con requisiti di qualità e sicurezza paragonabili a quelli di altri oli vegetali o addirittura migliori di oli sostitutivi quando di scarsa qualità o trattati in modo non ottimale”.
“Infine, un ultimo esempio” – conclude Allocca – “L’olio di palma è accusato di essere la principale causa di deforestazione, ma la verità è che l’olio di palma è, tra gli oli vegetali, il più sostenibile (sia per l’uso di terreno che per richiesta di acqua, fertilizzanti e pesticidi). Per fare un esempio, per ottenere lo stesso quantitativo di olio di palma con la soia, servirebbe una superficie pari a 5 volte l’Italia…Un’enormità! Questo è stato confermato anche da un recente studio (Climate Focus 2016) sulle principali cause di deforestazione a livello mondiale, nel quale non solo si afferma che la palma da olio ha un impatto ambientale decisamente inferiore rispetto alle altre principali commodities agricole, ma anche che la filiera dell’olio di palma è quella che più si è impegnata per adottare criteri di sostenibilità. Siamo davvero sicuri che quella all’olio di palma sia una guerra corretta? La scienza ci sta dicendo qualcosa di diverso ed è bene che ne teniamo conto”.